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L'EPOPEA VALDESE

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La Crociata di Emanuele Filiberto duca di Savoia (1560-1561).

Epopea Valdese.

Le Persecuzioni.
Dopo l’adesione alla Riforma, i valdesi francesi di val Pragelas confiscano i beni ecclesiastici (1550). Nelle vallate sono eretti i primi templi: Angrogne, Coppier de la Tour (tuttora esistente), Rocheplatte e Villeseche (1555).
I parlamenti di Torino e di Grenoble perseguitano i valdesi che subiscono alcuni martirii e numerosi roghi di libri. Uno dei signori di Persero, della famiglia Trucchietti/Truchet, uccide il valdese Barthélémy Hector sulle alture di Riclaret (1557).
La pace di Cateau-Cambrésis (1559), tra Francia e Spagna, restituisce il ducato di Savoia ad Emanuele Filiberto di Savoia. Il legato pontificio ha ottenuto una clausola segreta del trattato con la quale i principi si impegnano a combattere gli eretici.
Il duca di Savoia con un editto espelle i predicatori dalla val Perosa (Nizza, 8 II 1560). Le petizioni di tutta la comunità valdese causano solo un’inasprirsi dell’editto e la sua estensione a tutte le valli (16 II). La persecuzione è caldeggiata dal domenicano Tommaso Giacomelli, dal senatore Corbis e dal capitano di giustizia Paride Provana. Il gesuita Antonio Possevino ottiene dal duca il permesso di fondare due nuovi collegi a Cuneo e Carignano (III 1560).
Carlo e Bonifacio di Trucchietti signori di Persero, appoggiati dall’Abbazia di Santa Maria di Pinerolo, occupano il villaggio valdese di Rioclareto nella valle di San Martino (2 IV 1560) e massacrano parte della popolazione, ma ne sono cacciati tre giorni dopo da 400 valdesi della valle del Clusone. Nelle valli piemontesi è inviato come commissario Filippo di Savoia conte di Racconigi, con suo cognato Giorgio Costa conte di La Trinità, che ottiene il ripristino dei riti cattolici ma non riesce a superare il rifiuto di cacciare i pastori protestanti (VI 1560).
I bravi dell’abbazia di Santa Maria attaccano il villaggio di San Germano ma sono respinti (25 VII).

La Prima Campagna del conte di La Trinità.
Emanuele Filiberto duca di Savoia, nomina comandante il conte di La Trinità (13 X 1560) ed offre pieno perdono ai fuorilegge e vagabondi che si arruolano. Un proclama intima ai valdesi di tornare alla chiesa cattolica (31 X 1560) pena lo sterminio con il fuoco e la spada. La popolazione valdese è stimata sulle 18.000 persone, tra le quali 1.200 armati, chiamati “barbetti”.
Il giorno seguente le truppe sabaude, 200 cavalieri e 4.000 fanti, compresi alcuni veterani delle guerre ugonotte, da Bubiana penetrano nelle vallate valdesi. I crociati superano il Pelice e si accampano a San Giovanni (2 XI). 1.200 crociati avanzano per la valle d’Angrogna debolmente contrastati dall guerriglia di un gruppo di valdesi, che utilizza anche balestre e fionde. La notte i crociati si accampano sulle colline di La Cotiere ed i valdesi sulle alture di Roccomaneot. Un ragazzo valdese trova un tamburo e prova ad usarlo. I crociati credono che siano giunte forze fresche valdesi e fuggono in disordine. I valdesi credono sia un attacco e lo anticipano, si trovano ad inseguire i fuggitivi e raccolgono parte delle armi abbandonate. L’inseguimento dura un’ora e mezza. I crociati hanno 67 caduti contro 3 valdesi.
La Trinità occupa la vicina valle di Lucerna con i villaggi di La Torre, Villaro e Bobbio, abbandonati dai valdesi ma il giorno seguente la guerriglia valdese gli impedisce di avanzare ulteriormente.
Sono aperte trattative di pace ed i valdesi ottengono libertà religiosa ed il ritiro dell’esercito in cambio del pagamento di 20.000 corone. La Trinità, ottenuta parte della somma, distrugge la parte dei viveri raccolti nella vallata che non riesce a trasportare e ritira le truppe a Cavour, dove raccoglie altri armati.

La Seconda Campagna del conte di La Trinità.
Dopo sei mesi i commissari sabaudi tornano nelle vallate valdesi e chiedono piena sottomissione. I valdesi, che hanno ottenuto promesse d’aiuto dai riformati di Ginevra, Delfinato e Francia, rifiutano.
Un proclama ducale intima la conversione entro 24 ore sotto la minaccia di fuoco, spada e corda (20 I 1561). Il giorno seguente giungono a Bobbio i deputati valdesi di Lucerna e quelli dei loro alleati francesi della valle di Pragelas, che promettono aiuto ai valdesi piemontesi. I valdesi erigono barricate ed organizzano “compagnie volanti” accompagnate da pastori che ne curano il morale.
Un gruppo di valdesi saccheggia la chiesa di Villaro, massacra i magistrati ed i monaci ed assedia la cittadina. La guarnigione di La Torre effettua due tentativi di rompere l’assedio ma entrambe le volte è respinta. Dopo 10 giorni i difensori si arrendono dietro promessa di aver salve le vite.
La Trinità apre trattative inascoltate, invade nuovamente le vallate valdesi (II 1561) ed avanza contro Pra de Tor, nella val d’Agrogna. Il primo attacco dura fino a notte inoltrata ma è fermato dai valdesi (4 II). Al secondo tentativo i crociati penetrano nella valle (7 II) e la mettono a sacco ma sono costretti a ritirarsi. Per il terzo tentativo La Trinità divide le sue forze in tre colonne: una avanza da Pra (da sud), una supera le alture di Pramol e le pendici del monte La Vechera (da est), la terza scala monte San Martino (da nord).
Il primo gruppo è respinto da 6 valdesi che sono stati lasciati a difendere la stretta strada daventi a Pra de Tor. Ad est i crociati che scendono da La Vechera sono attaccati e messi in fuga dal grosso dei valdesi che poi scopre l’approssimarsi del terzo gruppo da nord e prepara un’imboscata presso Pra de Tor. I crociati in vista del paese esclamano “Forza! Angrogna è nostra” ma sono assaliti di sorpresa dai meno numerosi valdesi che gridano “Siete voi che siete nostri!”. Dopo breve combattimento i crociati sono messi in fuga subendo una strage. Cadono anche Carlo Trucchietti e Louis de Monteuil, già persecutori dei valdesi.
La Trinità si vendica mettendo a sacco la Valle di Rora, poi ripiega a Cavour per riorganizzare le truppe.

La Terza Campagna del conte di La Trinità.
Ai crociati si uniscono numerosi nobili e volontari piemontesi, 10 compagnie di fanti inviate dal re di Francia ed un reggimento inviato da Filippo II d’Asburgo re di Spagna. In tutto sono ora 7.000 uomini.
La Trinità inizia la terza campagna (17 III 1561) marciando contro Pra de Tor in tre colonne. I valdesi difendono le barricate erette nelle strette causando gravi perdite ai crociati e l’attacco è respinto. La Trinità deve nuovamente ritirarsi e prepara la successiva campagna. In Piemonte si diffonde il detto che “Dio ha combattuto con i barba”.

La Quarta Campagna del conte di La Trinità.
I valdesi aprono trattative con il duca di Savoia durante le quali La Trinità lancia il quarto attacco, stavolta notturno (16 IV 1561): la stretta di Pra de Tor è difesa da 6 montanari valdesi che con i moschetti abbattono i primi crociati, frattanto altri valdesi risalgono le alture e provocano alcune frane sugli attaccanti facendone strage. I crociati rimasti a valle vedono insanguinarsi le acque del ruscello Angrogna e credono che si tratti del sangue dei valdesi, si mettono in marcia e scoprono la disfatta della propria avanguardia. La Trinità si ritira definitivamente.

La Convenzione di Cavour.
Le trattative riprendono con Filippo di Savoia conte di Racconigi e portano alla firma della convenzione di Cavour (5 VI 1561). I valdesi si arrendono e promettono un’indennità per le offese arrecate, ottengono il permesso di edificare chiese nelle proprie vallate e celebrare la propria religione, ottengono la conferma degli antichi privilegi ducali se sono in grado di presentare la relativa documentazione. Il conflitto è durato 15 mesi.
Il pastore Scipione Lentulo, contrario all’accordo, è espulso dai valdesi e ripara in Valtellina. A lui è attribuita l’opera: “Historia delle grandi e crudeli persecutioni fatte ai tempi nostri in Provenza, Calabria e Piemonte contro il popolo che chiamano valdese” (sconosciuta fino al suo ritrovamento nel 1897).


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