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Oscurus

Viaggio Psico-Magico (13 XI 2011)

Olistica - Varie ed Eventuali


Partenza poco dopo le 8:00. Fino a Capodistria conosco la strada, poi iniziano i dubbi: procedo all’oscuro, mi lascio guidare. Poco prima del confine tra Slovenia e Croazia fermo la macchina e faccio le prime foto: a destra la Luna, a sinistra il Sole.
Dopo la prima salita mi fermo a fotografare il panorama: il mare e la cittadina di Isola. È fermo anche un camion con la scritta “Cronos” sormontata da un animale metà cavallo e metà pesce: il primo guardiano, il tempo. I guardiani li mettiamo noi, per non tornare dove abbiamo sofferto.
La segnaletica è chiara, e bilingue. A Castelvenere (Kaštel) trovo le indicazioni per Momiano (Momjan). Quella che percorro è una strada asfaltata in mezzo ai ricchi colori autunnali del Carso. Non occorre arrivare a Momiano, un cartello indica di svoltare a sinistra per Oscurus (Oškurus). Scendo a fare alcune fotografie. Un’automobile di Lubiana si ferma a chiedere informazioni, dico che sono italiano e prosegue verso un gruppetto di persone. Dopo una discesa supero un ponte sul Torrente Argilla (Potoc Ardila), appaiono i ruderi di un castello, che in seguito scopro essere quello di Momiano.
Mi concedo una deviazione per Monte Grande (Veliki Vrk), da dove infatti si vede il mare. Dall’altro lato, sopra Momiano, volteggia un volatile; il secondo guardiano. Raccolgo un rametto di ulivo. Poco dopo una gallina mi attraversa la strada.
Il primo paese nella valle dell’Argilla è Ponte, dove infatti c’è un ponte. Da qui un sentiero sale al castello. Rimando la visita e mi limito a fotografare le cascatelle dell'Argilla, un laghetto e gli alberi.

Ponte a Ponte Cascatelle dell'Argilla Laghetto dell'Argilla

La valle dell’Argilla diviene ampia e soleggiata, ma temo di essere andato troppo avanti, quindi al primo bivio prendo una salita verso Momiano. A metà strada trovo una fonte. L’acqua esce da una roccia e l’uomo ha costruito una vasca. In alto, sulla roccia, c’è un’immagine della Madonna, lo spirito femminile, che gli andini chiamano ñusta (principessa). Sto per andar via e mi accorgo che la vegetazione nasconde un’altra vasca; un'altra fonte zampilla dalla stessa roccia. L’acqua forma quindi una Y, unità e dualità; per gli andini è simbolo della morte, divisione tra il corpo e l’anima, che poi tornano ad unirsi. È un luogo sacro.

Dopo questo incontro arrivo a Momiano, dove sembra esserci un raduno di motociclisti. In piazza presso il campanile di San Martino (simbolo della condivisione) sento parlare italiano. La ragazza gestisce un bar e chiedo un caffè. Mi racconta che il bar è chiuso e lei lo ha aperto solo questi quattro giorni, in cui si festeggia San Martino. Non ha dormito tutta la notte per servire i clienti ed ha appena finito di pulire. Accende una candela e versa alcune gocce di olio essenziale di lavanda. Le chiedo la strada per Oscurus e dice che è il suo paese, lo si vede da dietro l’edificio. È dunque una sciamana di Oscurus.
Uscito da Momiano mi ritrovo nuovamente tra i colori della vegetazione carsica, con splendidi panorami sui due versanti. A Collalto fotografo la torre campanaria merlata, ed un cane fa i suoi bisogni sulla ruota di Guendalina. A Britz fotografo una polla d’acqua che ospita dei pesci rossi, oltre alle immagini riflesse degli alberi carichi di foglie gialle, e fuori dal paese, davanti al cimitero, una splendida quercia antica. Il colle qui termina su un vasto panorama, la strada effettua una svolta ed inizia a scendere. Il prossimo paese è Oscurus, la sensazione è una discesa nell’inconscio.

Polla a Britz Quercia a Britz

All’ingresso di Oscurus di Sopra trovo la chiesetta di San Giorgio, il mitico uccisore del Drago, l’inconscio appunto. Probabilmente non è un caso che la vista spazi sulla valle del Dragogna. Solo dopo un Padre Nostro scopro le incisioni sull’architrave: l’anno 1785, una spada (di San Giorgio) e quella che sembra una mezzaluna. Forse è ricordata una vittoria contro i turchi osmani, secolare nemico degli Asburgo. Sotto l’architrave è raffigurata una bella croce all’interno di un cerchio (un’ostia, il pane della condivisione). Torno all’auto e vedo che all’inizio del lastricato è scritto “Fatto nel 1991” (in italiano).
Fotografo numerosi scorci, in particolare spiccano alcuni edifici con gli “scuri” azzurri, poi vengo portato al cimitero ed alla cappelletta di Santa Caterina, celebre mistica medioevale. Il tempo ed il panorama sono splendidi. Dopo un altro Padre Nostro arriva una consapevolezza: “Se ci vai, vedi che non c’è niente di oscuro”.

Oscurus - La Chiesa di San Giorgio Oscurus - La Chiesetta di Santa Caterina

Fotografo altri scorci e ruderi di Oscurus di Sopra, Oscurus, Oscurus di Sotto, e giungo alla fine del triplice paesino. Mi ha incuriosito quella che sembra una casa interamente coperta di fogliame, quindi torno indietro, trovo un varco che mi permette di superare un cancello e girarle attorno, la vegetazione lascia visibili solo poche parti in pietra. Mi arrampico su un dislivello e riesco a vedere anche la quarta parete, coperta di foglie. È la parte più oscura di Oscurus, quindi mescolo il mazzo dei Tarocchi ed estraggo due carte: L’Imperatrice per il mio punto di forza, la Forza per il mio attuale ostacolo. Rimando l’interpretazione per godermi la visita.

Oscurus - Casa con "Scuri" Azzurri Oscurus - Casa di Foglie

Scendo nella valle dell’Argilla, lascio Guendalina a Ponte e prendo la salita al castello, ma i ruderi non sono accessibili. Cerco invano un altro percorso lungo il pendio boscoso. Desisto e torno indietro. Un uccello emette il suo richiamo e cerco in tasca la macchina fotografica, ma mi accorgo che l’ho persa. Ringrazio l’uccello e “Torno dove non sono mai stato” (la frase è di Jodorowski). Ritrovo l’apparecchio presso un ceppo dalla forma curiosa, che evidentemente vuole essere fotografato. Rimango tra gli alberi per un rebechin (la merenda in dialetto triestino). Infine tiro fuori la mesa, strumento della tradizione andina, dono i miei tre poteri (fare, pensare, amare) e compio un rito di purificazione. L’incontro successivo sono due fiorellini bianchi. Scendo verso Guendalina salutato dalle campane di Momiano, sono le 12:30, ci sono 13 gradi e rimango in maglietta.


La Rocca di Momiano

Effettuo un’ultima rapida deviazione per Merische, dove incontro un cane, alcune pecore, una mamma gatta con gattino, un’oca ed un gallo, che mi saluta con il suo tipico chicchiricchì prima di attraversarmi la strada. Sulla scorciatoia per Castelvenere incontro molte automobili dirette a Momiano, evidentemente per partecipare all’ultima serata dei festeggiamenti di San Martino. Il ritorno è più diretto, dopo il confine infatti arrivo dritto a Capodistria, mentre all’andata ho seguito la strada che costeggia il mare.



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