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LA GUERRA DI INDIPENDENZA MESSICANA

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Miguel Hidalgo y Costilla “El Padre de la Patria” (1810-1811).

Guerra d'Indipendenza Messicana.

Echi delle Guerre Napoleoniche nella Nueva España.
Carlo IV di Borbone re di Spagna si allea all’Imperatore Napoleone Bonaparte e dichiara guerra all’Inghilterra (I 1805).
José de Iturrigaray, viceré della Nueva España, teme un’invasione inglese, mobilita 14-15.000 uomini delle milicias ed ordina le prime grandi manovre della Nueva España (1808).
La Gaceta de México pubblica la notizia dell’accordo di Bayonne con il quale il trono spagnolo è ceduto a Napoleone Bonaparte (16 VII 1808). José de Iturrigaray assume il governo provvisorio, riconosciuto dalle autorità di San Luis Pontosí, Tlaxcalilla, Santiago, dall’arcivescovo e dall’inquisizione ma non dalle autorità di Puebla, Guanajuato, Guadalajara e Querétaro. Si formano i partiti dei Gachupines (assolutisti) e Guadalupes (autonomisti).
José de Iturrigaray rifiuta di riconoscere le Junte provinciali spagnole ma il ricco commerciante Gabriel de Yermo, favorevole a mantenere stretti legami con la Spagna, con 3-500 uomini (“Los Parianeros”) penetra di notte nel palazzo governativo (15 IX 1808) e destituisce il vicerè, sostituendolo con il debole maresciallo Pedro Garibay.
Pedro Garibay riconosce la Suprema Junta Central Gubernativa de España e Indias (IV 1809), inviandole un grosso finanziamento, cento fucili acquistati dagli inglesi a Giamaica e cento cannoni. Le milicias mobilitate per contrastare eventuali sbarchi inglesi sono licenziate causando malumore. Su ordine della Junta Central, l’arcivescovo Francisco Javier Venegas, veterano della guerriglia contro i francesi in Spagna (1808-1810), sostituisce Pedro Garibay nella carica di vicerè (19 VI 1809).
A Valladolid alcuni militari licenziati e sacerdoti formano un movimento per l’autonomia in nome di Ferdinando VII ma sono traditi e giustiziati (21 XII 1809).

El Movimiento Separatista.
In altre colonie spagnole in America prevale invece la volontà di eleggere Junte autonome: Equador (10 VIII 1809), Columbia (3 VII 1810), Caracas (19 IV 1810), Buenos Aires (25 V), Sante Fe de Bogotà (20 VII), Santiago del Cile (18 IX), Quito (19 IX), seguite da Paraguay, Salvador, Cuzco e Leon nel Nicaragua.
Iniziano le guerra d’indipendenza in Perù, (1809-1821), negli attuali Bolivia ed Uruguay.

La Cospirazione di Quaréntaro.
Don Miguel Dominguez corregidor di Quaréntaro e sua moglie Josefa Ortiz de Domínguez radunano altri indipendentisti che comprendono intellettuali, ufficiali e parte del basso clero. I principali cospiratori sono il presbitero José María Sánchez, i licenziati Parra (nella cui casa avvengono le riunioni), Altamirano e Laso, Ignacio María de Allende (già nella cospirazione di Valladolid) capitano del reggimento provinciale dei dragoni della Regina, Juan Aldama, José Mariano de Abasolo e il capitano don Joaquin Arias, i commercianti Epigmenio e Emeterio González, inoltre Ignacio Aldama e Mariano Jiménez.
Alla cospirazione si unisce il prete Miguel Hidalgo y Costilla, ex rettore del collegio di San Nicolás a Valladolid (odierna Morelia), dove era soprannominato “El Zorro” (La Volpe), per le sue idee liberali retrocesso dall'inquisizione a curato nel paesino di Dolores. Hidalgo diffonde tra il popolo le idee indipendentiste ed accusa gli spagnoli di voler consegnare il Messico alla Francia, che intende sopprimere la religione cattolica.

Il “Grito de Dolores” e l’Ejército Insurgente.
La sollevazione è fissata al 2 ottobre 1810 a San Juan de los Lagos (Jalisco) ma la data è comunicata da Mariano Galván alle autorità (15 IX) ed è quindi posticipata all’8 dicembre. Hidalgo decide di sollevare immediatamente la popolazione, raduna 300 uomini a Dolores ed apre le prigioni (16 IX 1810). L’episodio è chiamato “Grito de Dolores”.
Ignacio María de Allende si unisce ai ribelli con il reggimento provinciale dei Dragoni della Regina e con uomini del disciolto reggimento San Miguel y Dolores, portando gli insorti a 400 cavalieri e 400 fanti.
La scintilla provoca rapidamente la diffusione della ribellione nella provincia di Guanajuato. Gli insorti raccolgono armi improvvisate ed impiccano gli spagnoli che riescono a catturare, al grido “Mexicanos, viva México!”, “Viva la Virgen de Guadalupe!” (il loro stendardo, chiamato La Guadalupana), “Viva Fernando VII”, “Muera el mal gobierno” e “Muera los Gachupines!”.
Miguel Hidalgo y Costilla è nominato generale, Ignacio María de Allende tenente generale e Juan Aldama maresciallo (22 IX). L’Ejército Insurgente è formato in maggioranza da contadini, minatori, manovali, cittadini indisciplinati, armati di bastoni, picconi, coltelli, fionde, lance, machete ed accompagnati dalle soldaderas (donne). Sono chiamati con il termine dispregiativo di “Chusmas” (Gentaglia).

La Presa di Guanajuato.
I ribelli, saliti a 30.000 uomini, prendono la capitale della provincia Guanajuato (28 IX) ed assaltano il munito forte-magazzino di Alhóndiga de Granaditas, strenuamente difeso da 500 spagnoli guidati da Juan Antonio Riaño, che è ucciso durante una sortita.
Dopo numerosi assalti degli insorti respinti sanguinosamente, il bracciante Juan José Martínez detto “El Pipila” incendia il portone del forte che è catturato con i suoi ricchi magazzini d'argento (10 X). La città ed il forte sono saccheggiati e gli spagnoli sono massacrati.
Il viceré Francisco Javier Venegas ordina ai proprietari terrieri di versare delle contribuzioni e di formare 15 compagnie di 100 uomini (10 X 1810), ma con poco successo. I proprietari arruolano autonomamente numerose Bandas de Contrainsurgencia.
Hidalgo occupa senza trovare resistenza Zacatecas e Valladolid (17 X), dove proclama l'abolizione della schiavitù e di alcune tasse. I ribelli sono ora 50.000.

La Battaglia del Cerro de Las Cruces, 30 X 1810.
Contro gli insorti è inviato il colonnello Torcuato Trujillo con 2.000 fanti, artiglieri e dragoni, che si fortifica a Lerma, poi riceve 380 soldati di rinforzo ma sollecita l’invio di altra artiglieria e si ritira al Monte de las Cruces lasciando a coprirgli la ritirata il battaglione di Tres Villas (29 X).
A Tianguistenco Hidalgo arringa le truppe da un banco di pietra chiamato poyos (poggio), che si conserva ancora, e guida il grosso verso il ponte di Lerma, fiancheggiato dalle colonne guidate da Allende, per Toluca, e da Aldama. Aldama è però ostacolato nel cammino.
Il Monte de Las Cruces è chiamato così perché sulle sue pendici si trovano numerose croci che segnalano il punti dei passanti uccisi dai banditi o dei fuggitivi giustiziati. I realisti occupano la parte alta del monte guidati da Torcuato Trujillo con 2.000 fanti, 400 cavalieri e 2 pezzi d’artiglieria.
Gli insorti ammontano a 50-60-80.000 uomini dei quali 2.000 soldati regolari e 300 indios armati di archi e fionde guidati da Orcillés e Lugo.
Alle 8:00 iniziano i primi combattimenti e la battaglia si sviluppa. Gli insorti attaccano subendo gravi perdite ma sono rianimati da Ignacio Allende, José Mariano de Abasolo, Juan Aldama e José Mariano Jiménez. Un contingente aggira i realisti e prende posizione sopra di loro. Torcuato Trujillo non si fida dei suoi uomini ed ordina la ritirata che avviene in disordine. Gli inseguitori obbligano i realisti ad abbandonare i feriti ed i cannoni.
Torcuato Trujillo è in seguito sorpreso dagli insorti ed ucciso. Tra i suoi ufficiali si distingue Don Agustín de Iturbide, nativo di Valladolid, sottotenente di un battaglione provinciale di fanteria, che è promosso capitano per il valore dimostrato.
Hidalgo rifiuta di investire la capitale per timore che venga saccheggiata dalle sue truppe, vede che la popolazione della valle di Città del Messico non si solleva, quindi si ritira a Bajío per diffondere la rivolta ma è abbandonato da metà degli insorti. In città la ritirata è attribuita all'intervento miracoloso della Virgen de los Remedios, dichiarata quindi generala.

Félix María Calleja del Rey.
Félix María Calleja del Rey, comandante della prima divisione del nord e della X brigata di San Luis Potosí, senza attendere ordini raduna le truppe ai suoi ordini: 2 reggimenti provinciali di dragoni (san Luis e San Carlos), ed il corpo di caballería de la frontera del Nuevo Santander.
A queste si uniscono unità appositamente formate, grazie alle sue ricchezze di famiglia: sei squadroni di indios di La Huasteca armati d’arco, un gruppo di creoli guidati da Juan Moncada conte di San Mateo de Valparaíso e marchese di Jaral, nominato colonnello, un corpo di fanteria locale chiamato “Los Tamarindos” (per il colore dell’uniforme) guidato da Juan Nepomuceno Oviedo ed il reggimento di lancieri a cavallo Fieles del Potosí. Tra gli ufficiali c’è anche Anastasio Bustamante. In tutto circa 4.000 uomini.

La Escaramuza di Aculco, 7 XI 1810.
Felix María Calleja del Rey cattura e giustizia il prete ribelle Luis Herrera nella Valle del Maíz, affronta Allende ed Hidalgo schierandosi nella pianura presso San Jerónimo de Aculco (7 XI) ma i ribelli fuggono prima della battaglia, inseguiti dalla cavalleria realista guidata dal conte Moncada che causa loro la perdita di 85 caduti, 53 feriti, 4 fucili, 4 vecchi cannoni e 2 bandiere con la Vergine di Guadalupe, portate al viceré Venegas da Agustín de Iturbide, aiutante del generale di brigata José de la Cruz. Il combattimento è chiamato escaramuza de Aculco.
San Luis è saccheggiata dai ribelli guidati dal frate Luis Herrera e da Joaquín Sevilla y Olmedo, capitano del reggimento lancieri di San Carlos (10 XI 1810).
Hidalgo, rimasto con 7.000 uomini (26 XI), istituisce a Guadalajara un governo rivoluzionario che emana una riforma agraria a vantaggio della popolazione indigena, sopprime i tributi e conferma l’abolizione della schiavitù (6 XII 1810). Francisco Severo Maldonado fonda il primo giornale della causa indipendentista, "El Despertador Méxicano" (20 XII 1810), che però ha vita breve.
Parte dei ribelli prendono il convento di Chiautla (XII 1810), dove si era fortificato lo spagnolo Mateo Musitú con la sua banda privata di 200 uomini e 4 cannoni, uno dei quali è chiamato Mata-Morelos.

La Battaglia del Puente de Calderón, 17 I 1811.
Il nuovo viceré Francisco Javier Venegas invia tre divisioni a stroncare la ribellione nel Guadalajara. Il generale Felix María Calleja del Rey con la terza divisione (5-6-7.000 uomini) intende prendersi il merito della vittoria ed a marce forzate anticipa José de la Cruz con le altre due divisioni. Circa metà delle sue truppe è di cavalleria, inoltre dispone di 10 pezzi d’artiglieria. Sono presenti i reggimenti San Carlos, San Luis e Querétaro ed i reggimento dragoni di Città del Mexico e di Spagna.
L’insorto José Mariano de Abasolo dispone di 7 battaglioni di fanteria, 6 squadroni di cavalleria e 2 compagnie d’artiglieria, ma i fucili sono antiquati. Il grosso dell’esercito di insorti è formato da 40-90-100.000 contadini indisciplinati armati di machete, bastoni, fionde (con granate), archi e frecce, compresi 20.000 a cavallo (bestie di bassa qualità), 7.000 indios del Colotlán armati di archi e fionde, guidati da Calvillo. L’artiglieria comprende razzi artigianali con punte in ferro e 95 cannoni: 44 catturati nelle fonderie reali, gli altri fabbricati artigianalmente in rame ed a corta gittata.
Gli insorti presidiano il ponte di Calderón guidati da Ignacio María de Allende (che sconsigliava la battaglia): l’artiglieria guidata da don José Antonio Torres detto “El Amo Torres” (all'ala destra), la cavalleria guidata da José Mariano de Abasolo, la riserva da Miguel Hidalgo. Sono inoltre presenti Ignacio Aldama, José Mariano Jiménez ed Ignacio Camargo.
I realisti attaccano su tre colonne (17 I 1811): a destra la cavalleria, al centro la fanteria, all’ala sinistra altra cavalleria e fanteria e 4 cannoni. Calleja guida personalmente la riserva. È presente Anastasio Bustamante, dei dragoni di San Luis.
I capi dell’esercito degli insorti sono in consiglio di guerra quindi le loro truppe sono prese di sorpresa. L’ala destra respinge due attacchi, l’ala sinistra resiste. Calleja interviene al centro con 6 cannoni e forza il ponte a tre arcate sul Calderón ma si ferma a causa del fallimento delle altre due colonne. L’artiglieria degli insorti ed i frombolieri indigeni contrattaccano sulle ali, che nonostante i rinforzi inviati da Calleja sono egualmente respinte.
Dopo sei ore di combattimenti una granata realista centra un carro di munizioni degli insorti all’ala destra, causando il panico e la fuga disordinata. L’erba secca si incendia avanzando verso il parco d’artiglieria. Gli insorti sono investiti dal fumo. Calleja fa intervenire tutte le truppe ancora disponibili e respinge gli avversari. Allende, Aldama e Arias con poche forze proteggono la ritirata delle proprie truppe. I regi inseguono i fuggitivi, catturano 87 cannoni, numerose armi, munizioni, due uniformi di Hidalgo con bottoni dorati ed i suoi gioielli, 5 bandiere e 2 stendardi. Tre bandiere appartengono ai reggimenti ribelli, un’altra, oggi esposta al museo dell’esercito a Madrid, raffigura la Vergine di Gualdalupe, San Michele e l’Aquila Messicana; è la prima menzione di quella che sarà poi la bandiera messicana.
I vincitori hanno un migliaio di caduti, tra i quali Manuel Flon conte di La Cadena. Calleja occupa Guadalajara (21 I) e San Luis Potosí (5 III); raggiunto da José de la Cruz.
In seguito il ponte è dichiarato monumento nazionale (1932) ed è eretto un monumento a Hidalgo.

La Fine di Hidalgo.
La reazione realista prosegue: Calleja toglie ad Allende Guanajuato (26 XI) dove giustizia chi ha collaborato con i ribelli; José de la Cruz rioccupa Valladolid (28 XII 1810), Alejo García Conde governatore di Sonora riprende Hermosillo (8 II 1811), Manuel Ochoa riprende Zacatecas (17 II). Gli insorti sono sconfitti a San Blas (31 I), San Antonio de Béjar (1 III) e Monclova (17 III). Cadono José María Mercado, Ignacio Aldama, padre Salazar, Villerías ed Herrera. Il colonnello Bernardino Bonavía, comandante della VII brigata, si distingue per crudeltà in Oaxaca (1810-1811).
Juan B. de la Torre sconfigge i realisti presso Zitácuaro (20 III 1811).
Ignacio María de Allende e José Mariano de Abasolo sono sconfitti dagli spagnoli presso Guadalajara (16 IX 1811) e gli insorti si disperdono. Hidalgo e Allende, rimasti con 2.500 uomini, si dirigono verso il Texas ma nel Monclova cadono in un’imboscata del realista Ignacio Elizondo. Hidalgo è catturato a Las Norias de Acatita de Baján (21 III 1811). Indalecio Allende, figlio di Ignacio María de Allende, è tra i caduti. Ignacio María de Allende, Ignacio Juan Aldama e José Mariano Jiménez sono giustiziati (26 VII). La cattura di Hidalgo è attribuita all'intervento miracoloso della Virgen de Zapopán, dichiarata quindi generalissima.
Hidalgo è espulso dal clero e giustiziato a Chihuahua (30 VII 1811). Le teste dei ribelli sono a lungo esposte ai quattro angoli del forte di Alhóndiga de Granaditas.
Frattanto il Venezuela proclama la repubblica (5 VII 1811) ed è il primo stato latino-americano indipendente, seguito dal Paraguay (1813) e dall’Argentina (1816).


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