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L'EPOPEA VALDESE

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La Diffusione.

Epopea Valdese.

Diffusione nelle Alpi Cozie.
I luoghi di prima diffusione dei valdesi sono le valli delle Alpi Cozie, tra Grenoble e Torino; nel Delfinato le vallate di Freissinières, Vallouise, Queyras e Pregelas (anche Pragelato o alta val Chisone, oggi in Italia), in Piemonte Val Luserna (valle della luce, chiamata anche Valle del Pellice), Var Rora (valle della rugiada), Valle d’Angrogna (valle dei gemiti) e le vicine valli di San Martino (o anche Germanasca), del Chisone (anche Perosa) e di Prali. Queste vallate sono dominio dell’abbazia di Pinerolo della famiglia dei conti di Luserna, vassalli del duca di Savoia, dipendenti dal vescovo di Torino e da quello di Embrun.
A Pradutour, nella valle d’Angrogna, si forma la principale scuola di predicazione, con lo studio del latino, l’italiano, la lingua romanza ed i vangeli. Il movimento religioso rifiuta la gerarchia ecclesiastica, il culto della Madonna, dei santi e delle immagini, i testi sacri diversi dal nuovo e l’antico Testamento, il Purgatorio, le messe di suffragio per i defunti e la validità delle Indulgenze. Il loro giorno sacro è il sabato. Il pastore è chiamato barbe (zio) perché la bibbia vieta di chiamare chiunque padre, maestro o capo (Matteo 23:9-10).

Le Persecuzioni nel ‘300.
Raineri Avogadro vescovo di Vercelli guida una crociata contro frà Dolcino che è catturato ed arso come eretico a Vercelli (VI 1307).
Durante il soggiorno dei papi ad Avignone (1309-1367), periodo detto “Cattività Babilonese”, proseguono le persecuzioni contro i valdesi.
Jaques Fournier vescovo di Mirepoix (dal 1326) e inquisitore in Linguadoca si distingue nella lotta contro gli Albigesi ed i Valdesi. Eletto papa con nome Benedetto XII (1335-1342), sollecita il vescovo di Embrun ed Humbert II delfino di Vienne affinché appoggino l’operato degli inquisitori nelle vallate valdesi con processi, arresti, confische e roghi. Su sua indicazione, anche il re di Boemia inizia la persecuzione degli eretici nel suo regno (1335).
Papa Giovanni XXII ordina agli inquisitori di ripristinare la religione cattolica nelle valli di Lucerna e di Perosa, e di applicare le leggi del Vaticano contro gli eretici. L’esito della bolla pontificia è sconosciuto.
Papa Clemente VI incarica l’arcivescovo d’Embrun di purificare le vallate della sua diocesi con l’aiuto dei francescani e dell’inquisizione (1352). L’arcivescovo d’Embrun chiede aiuto ai feudatari locali ed alle città che tuttavia non aderiscono alla crociata. Clemente VI si rivolge direttamente a Carlo di Francia delfino di Vienne ed a Luigi d’Anjou re di Napoli, che si dimostrano poco interessati.
Pierre de Mont arcivescovo d’Embrun organizza una spedizione armata nelle vallate alpine (1359).
Papa Gregorio XI (1370-1378) invia il francescano Francesco Borelli che esegue numerose condanne e giustizia 150 valdesi sul rogo. Gregorio XI inoltre scrive direttamente a Carlo V re di Francia (1373), protestando contro il mancato appoggio che l’inquisizione ottiene dal potere temporale nel Delfinato.
I valdesi attaccano Susa (1375) e massacrano i domenicani nel loro convento. Un inquisitore è ucciso presso Bricherasio.

Diffusione nel Luberon.
Luigi II di Provenza, per rifarsi delle spese di una campagna militare nel regno di Napoli, vende le terre montane del Luberon ai signori di Boulier-Cental e di Roques Sparvières/Rocca-Sparviera (1399), già proprietari di terre in Piemonte. La vallata della Durance è però spopolata a causa della peste.
La parte meridionale del Luberon appartiene al vescovo di Marsiglia (Mérindol), alle famiglie di Agoult e Cental (Aigues e Lourmarin), che per ripopolarle concedono “Atti d’Abitazione” a dozzine di famiglie valdesi delle vallate alpine.
I valdesi passano il Calavon e si diffondono fino ai monti di Vaucluse: i villaggi di Cabrières, Gordes, Goult, Lacoste, Buoux ou Mérindol.
Luigi XI re di Francia si dichiara protettore del popolo del Delfinato (1475), atto utile alla sua politica anti-feudale. Dopo la morte di Carlo III (11 XII 1481) la Provenza è ereditata da Luigi XI re di Francia, che l’annette al suo regno. Il delfino Carlo I, figlio di Luigi XI, intensifica la repressione fiscale.
Innocenzo III provoca una crociata anti-valdese nel Delfinato (1487) e numerosi fuggiaschi riparano nel Luberon.

Diffusione in Calabria e Puglia.
Su invito di un gentiluomo incontrato a Torino (1340), i valdesi piemontesi inviano alcuni ispettori in Calabria, seguiti da numerosi emigranti che fondano una colonia a Montaldo (le prime notizie sono del 1386), seguita poi da un’altra a San Sesto. Le colonie ottengono dai feudatari locali l’autogoverno e la libertà religiosa; privilegi confermati da Ferdinando d’Aragona re di Napoli. Il marchese di Spinello concede altre terre dove sorgono nuovi insediamenti, tra i quali la cittadina murata di La Guardia (detta anche Guardia dei Valdi, odierna Guardia Piemontese).
I valdesi della Provenza, perseguitati dal papa d’Avignone, si stabiliscono nelle cittadine pugliesi di Monteleone, Montacuto, Faeto, Celle e la Motta (intorno al 1440). Giungono poi emigrati dalle valli di Pregales e Fraissiniers (1500) che si installano a Volturara, presso Taranto.


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