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L'EPOPEA VALDESE

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La Crociata di Vittorio Amedeo II duca di Savoia (1686).

Epopea Valdese.

La Revoca dell’Editto di Nantes.
Luigi XIV re di Francia sospende l'editto di Nantes nella provincia di Gex (1662). Bouchu intendente di Borgogna abbatte le chiese protestanti, tranne quelle di Ferney e di Sergy (sopravvivono fino al 1685).
Simon Roude intenta a Grenoble un processo contro i riformati di val Pragelas (19 IX 1680), trasferito poi al consiglio di stato a Parigi. Luigi XIV dà ragione a Simon Roude e vieta la religione riformata. I dragoni (les missionnaires bottés) arrivano nella valle (VIII-IX 1685). Jean Arenthon d’Alex vescovo d’Annecy ottiene frattanto che sia soppresso il culto a Moens (1682).
Le libertà nella val Pragelas e nel Delfinato sono progressivamente ridotte. Numerosi valdesi francesi delle valli Pragelas e Cluson espatriano e le loro chiese sono ri-dedicate al culto cattolico.
Luigi XIV infine revoca l’editto di Nantes (Fontainebleau, 1685), e chiede al cugino Vittorio Amedeo II duca di Savoia di combattere i valdesi (X 1685).
Il duca di Savoia prende tempo, con un editto vieta ai valdesi di prestare aiuto agli ugonotti (IX 1685) e fa arrestare numerosi profughi ugonotti mentre transitano attraverso la Savoia diretti in Svizzera, consegnandoli poi ai francesi.

La Crociata.
Poiché Luigi XIV minaccia di inviare 14.000 uomini nelle vallate, Vittorio Amedeo II emette un nuovo editto (31 I 1686), stabilisce che i sudditi della "religione pretesa riformata" devono tralasciare ogni esercizio di questa religione (culti compresi), demolire tutti i templi o luoghi di adunanze; battezzare e allevare nella religione cattolica tutti i bambini; mandare in esilio tutti i pastori, predicatori, maestri.
Basilea offre asilo ai valdesi, concesso da un editto del duca di Savoia (9 IV 1686), ma loro rifiutano. Il pastore Henri Arnaud, di Diois, incita invece alla resistenza (III 1686) che è solennemente giurata (17 IV).
Nel piano di San Gegonzo si accampano 15-20.000 uomini inquadrati in 5 reggimenti sabaudi guidati da Gabriele di Savoia ed in alcune dozzine di battaglioni di volontari francesi guidati da Nicolas Catinat governatore di Pinerolo.
All’alba di domenica di Pasqua (20 IV 1686) i cannoni danno il segnale d’attacco dalle alture di Bricherasio. La valle di San Martino è attaccata da 4.000 francesi e quella di Luserna da 4.500 sabaudi; i primi sono respinti a sera, dopo 10 ore di combattimenti, lasciando 500 tra caduti e feriti al prezzo di due caduti valdesi, ma il giorno successivo le difese sono travolte ed i francesi penetrano nella valle, la mettono a sacco e procedono per la valle di Pramol.
Gli abitanti di val San Martino e Val Pellice si arrendono per aver salva la vita (28 IV) mentre la comunità di Massello continua a resistere, appoggiandosi allo sperone della Balziglia. Catinat con 2.000 uomini attacca “Il Castello” da tre lati (3 V) ma è respinto e ripiega ai Chiotti, lasciando il comando al colonnello De Magny. De Magny ritenta l’attacco da 4 parti con 600 uomini ma è respinto.
Catinat guida il terzo attacco ma la pioggia e la nebbia lo inducono a desistere. Torna nuovamente verso il Massello (17 V) con 550 uomini e dopo due giorni assale da più direzioni i valdesi massacrandone 60, comprese donne e bambini. L’unico prigioniero è giustiziato. Catinat torna a Casale (VI 1686).
Su 14.000 valdesi, 2-3.000 cadono durante i combattimenti, 8.500 sono rinchiusi nelle prigioni piemontesi, gli altri abiurano e sono inviati a popolare le campagne vercellesi. 2.000 sono venduti a Venezia che li invia sulle galere, altri seguono lo stesso destino in Francia. Altre fonti elevano i caduti a 9.000 ed i prigionieri a 12-15.000. Circa 200 resistono sulle montagne. Gli orfanti sono educati alla religione cattolica nell'ospedale di Carità (dove le donne valdesi sono portate a partorire e spariscono).

L’Esilio.
Ginevra interviene presso il duca ed ottiene il rilascio dei prigionieri purché emigrino (IX 1686). Dalle prigioni escono solo 3.841 sopravvissuti (XII 1686).
I valdesi attraversando in inverno le Alpi per la val Susa e Monte Cenisio. La prima colonna parte il 13 I 1687, lascia 150 caduti per strada e raggiunge Ginevra (25 XII 1686), la tredicesima ed ultima colonna arriva a Gineva il 13 III. Su 2.700 partiti giungono 2.490, guidati da Henri Arnaud, gli altri muoiono per strada. Molti esuli proseguono poi per il Brandeburgo (800 persone), la Prussia, il Würtemberg, l’Assia, il Palatinato e la Scozia.
Numerosi profughi si radunano a Bex (10 VI 1688), presso Berna, per tornare a forza nelle valli, ma i sabaudi bloccano il ponte di San Maurizio nella valle del Rhone e la spedizione è abbandonata.


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