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L'EPOPEA VALDESE

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La Crociata del Lubéron (1545).

Epopea Valdese.

L’Adesione alla Riforma.
La scoperta della stampa favorisce nuove predicazioni da parte dei valdesi (XVI sec.).
Margherita di Foix perseguita i valdesi nel Marchesato di Saluzzo (1509).
I valdesi della Provenza e del Delfinato inviano i due pastori George Morel e Pierre Mason a visitare le chiese riformate in Svizzera e Germania (1530), e ad esporre la dottrina valdese. I due pastori visitano Neuchatel, Morat, Berna, Ginevra (X 1530) e Strasburgo. Durante il ritorno Pierre Mason è imprigionato a Digione e giustiziato sul rogo.
Jean Nicolaï vescovo di Apt chiama l’inquisitore domenicano Giovanni da Roma (1532) che da due anni perseguita valdesi e luterani. Giovanni da Roma raduna una banda di armati ed in 4 anni istituisce 150 processi.
I valdesi nel sinodo di Chanforan, nella valle d’Angrogna, aderiscono alla Riforma (12-18 X 1532) e decidono di sovvenzionare una traduzione integrale della Bibbia. L’opera, affidata al giovane umanista Pierre Robert detto “Olivetano”, cugino di Giovanni Calvino, è realizzata in pochi anni e stampata a Neuchatel da Pierre de Wingle detto “Picard” (1535). È utilizzata nelle chiese di lingua francese.
L’adesione alla Riforma pone fine alle riunioni segrete, introduce il divieto di assistere ai riti cattolici, la dottrina della predestinazione, ammette il matrimonio dei prelati, limita i sacramenti a due. Calvino invia Guillaume Farel a Mérindol.

Eustache Maron.
Papa Clemente VII scrive a Francesco I re di Francia affinché estirpi l’eresia dalle valli del Lubéron. Il parlamento di Provenza condanna a morte sette valdesi (XII 1532). I valdesi si armano a Mérindol, Lacoste e Cabrières d'Avignon (1532).
Alcuni soldati cattolici importunano delle giovani valdesi in difesa delle quali intervengono i padri che sono quindi arrestati. Eustache Maron, di Cabrieres du Comitat (odierna Cabrières d'Avignon) con una banda di valdesi libera i prigionieri ad Apt, Cavaillon e Roussillon (1534) e si dà alla macchia. In risposta il parlamento della Provenza espelle pena l’arresto 450 valdesi, numerosi dei quali si danno alla macchia.
Francesco I concede il perdono ai ribelli se tornano entro sei mesi alla religione cattolica (15 I 1535).
Con l'occupazione francese del ducato di Savoia (1536), anche i valdesi piemontesi ricadono sotto giurisdizione francese, ma il governatore inviato da Francesco I è il protestante Guglielmo di Furstenburg, che intrattiene con loro rapporti amichevoli.

L’Arresto di Mérindol.
Francesco I re di Francia ordina la repressione dell’eresia valdese (1538).
Barthélemy de Chassanée (o Chasseneux), presidente del parlamento della Provenza, spinto dalla chiesa, ordina la caccia alla stregoneria (1539). Sono condannate 154 persone verso le quali tuttavia non si procede.
Un giudice di Apt accusa d’eresia un mugnaio di Mérindol, lo arresta e ne sequestra il mulino (XI 1540), atto poi chiamato “L’Arresto di Mérindol”. Il fratello del danneggiato raduna una banda di uomini di Mérindol, torna a prendersi a forza il mulino e saccheggia alcune fattorie dei cattolici. Il parlamento condanna numerosi valdesi di Mérindol. I valdesi inviano una lettera al parlamento chiedendo che gli accusati siano sentiti prima di emettere un giudizio ma la richiesta è respinta.
Il parlamento di Aix valuta gli armati valdesi sugli 8.000 uomini, compresi 600 archibugieri a Mérindol, quindi ordina l’arresto degli abitanti di Mérindol, condanna 19 eretici al rogo, mette al bando le loro famiglie e chiunque dia loro aiuto, ordina la distruzione del villaggio, l’abbattimento delle foreste e la sterilizzazione delle terre (18 XI 1540). Gli arcivescovi di Aix e di Arles si offrono di pagare i costi della spedizione ma Barthélemy de Chassanée, il conte di Tende e Sadolet vescovo di Carpentras si dichiarano contrari e sono effettuati solo alcuni arresti.
Francesco I, su richiesta dei principi tedeschi protestanti suoi alleati contro l’imperatore Carlo V, invia Guillaume de Belley-Langey governatore del Piemonte ad ispezionare la situazione in Provenza (1541), dopo il suo rapporto ordina la sospensione degli arresti a Mérindol ma intima ai valdesi l’abiura entro tre mesi. I valdesi inviano due ambasciate al parlamento di Aix e scrivono una lettera a Francesco I (IV 1544), che ordina nuovamente la sospensione degli arresti ed emana un Editto di Tolleranza.
I valdesi, stimati all’epoca sulle 10.000 persone, stipulano un trattato con i protestanti svizzeri e tedeschi che si impegnano a soccorrerli in caso di pericolo.

La Crociata.
Barthélemy de Chassanée muore (1543), forse avvelenato da un fanatico cattolico. Il successore Jean Maynier barone d’Oppède è nemico personale della famiglia valdese Cental, baroni di Tour d'Aigues. Secondo la tradizione tale inamicizia è dovuta al rifiuto della richiesta di nozze da lui fatta a Blanche de Levis, detta “La Dama di Cental”, avanzata per ottenere in dote le terre della castellania di Lourmarin.
Jean Maynier accusa i valdesi di disporre di 15.000 uomini armati e trova l’appoggio del cardinale François de Tournon arcivescovo di Lione e consigliere di Francesco I. Dopo la pace di Créqui (1544), Francesco I rimuove il conte di Tende dal governo della Provenza, lo sostituisce con il conte di Grignan e revoca l’editto di Tolleranza (1 I 1545), atto che Maynier d’Oppède non rende pubblico per organizzare di nascosto l’intervento militare.
Maynier d’Oppède raduna le truppe dei signori di Pourrières, di Lauris e di altri feudatari locali, ottiene da Avignone 1.000 fanti pontifici e 3 cannoni ed ingaggia 6 reggimenti di fanteria ed una compagnia di cavalleria che rientrano dall’Italia, guidate dal barone Polin de La Garde.
Maynier d’Oppède presenta la revoca al parlamento di Provenza (12 IV 1545) che il giorno seguente ordina l’arresto dei valdesi di Mérindol (Giorno di Quasimodo) e mobilita le truppe di Apt, Aix, Arles e Marsiglia. In tutto sono un centiaio di gentiluomini e 4.000 fanti, oppure 6.000 uomini.
I crociati, al grido “Tuez-les tous! Tuez-les tous jusqu'aux chats!”, saccheggiano ed incendiano i villaggi di Cabrierette, Cabrières d'Aigues, La Motte, Peypin, Saint-Martin-de-la-Brasque, Janson, Villelaure e Trésemines (17 IV), chiese comprese, poi Lourmarin e Mérindol (18 IV), le cui popolazioni sono fuggite. Tutti questi villaggi sono nelle terre della famiglia Cental.
La caccia prosegue nei boschi, sui monti, e verso il nord del Luberon. L’arrivo dei soldati pontifici (20 IV) porta i crociati a 7.000 uomini, che investono Cabrières d'Avignon (21 IV), presso Gordes, difesa da 3-6-700 valdesi guidati da Le Maroul. Una trentina di donne si occupa dei feriti e di ricaricare le armi.
I primi assalti sono respinti, anche dopo che i cannoni hanno aperto una breccia. I difensori trattano la resa ma i termini non sono ben compresi. Il tribunale ordina l’esecuzione di 25 valdesi; i soldati del papa saccheggiano il villaggio e massacrano gli abitanti, compresi i cattolici (22 IV). Nella chiesa sono trovati 500 corpi di uomini, donne e bambini.
È poi la volta del villaggio di Murs. Il capitano Mormoiron affumica i fuggiaschi che si sono rifugiati nelle grotte.
Sono infine distrutti 11 villaggi mentre quello di Lacoste è risparmiato perché è signoria di un parente di Maynier d’Oppède. Le vittime sono valutate sui 350 giustiziati, 6-7-800 venduti ai capitani delle galere, 2-3.000 caduti tra uomini, donne e bambini, 6.000 esuli sulle montagne ed in Piemonte. Maynier d’Oppède rientra in trionfo ad Aix (4 IV).
Il legato pontificio Agostino Trivulzio si congratula con il vescovo di Cavaillon per il servizio reso alla Chiesa. Francesco I re di Francia è ritenuto responsabile della strage da Calvino, a Ginevra. Suo figlio Enrico II fa processare i baroni d'Oppède e di La Garde (1549); il tribunale stabilisce che le lettere regie sono false. Guillaume Guérin, avvocato del re al parlamento d'Aix, è giustiziato. Il barone d'Oppède è condannato pour exactions. Suo figlio, Jean de Ravensberg barone d'Oppède (di Dopheïde), è convertito dal luterano Jean de Lédébur (1550).


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