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LA GUERRA DI INDIPENDENZA MESSICANA

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Vincente Guerrero e Francisco Javier Mina (1816-1819).

Guerra d'Indipendenza Messicana.

La Resistencia.
Dopo la morte di Morelos sono in armi ancora 8.000 ribelli contro 40.000 realisti ed altrettante milizie. Gli insorti cessano di offrire un fonte unito, proseguono la guerriglia ma non sono in grado di effettuare offensive.
Tra i guerriglieri ribelli si distinguono il padre José Antonio Torres detto “El Amo Torres” (con base all'inaccessibile forte Los Rimedios), Pedro Moreno (nel Guanajuato), Nicolás Bravo (attorno Veracruz), Vicente Guerrero (in Oaxaca con base a Boquilla de Piedras), e Guadalupe Victoria (a Puebla).
Vicente Guerrero, inviato a sud con un solo compagno dopo la sconfitta di Puruarán (5 I 1814), raduna nuove forze, sconfigge i realisti al cerro de Piaxtía (1815) ed a Tiapa (1815). José de la Peña con 700 realisti lascia 400 prigionieri e numerose armi in mano ai ribelli. Lamadrid con 300 soldati perde un cannone e numerosi uomini, torna con 1.000 uomini ma è nuovamente sconfitto. A Tlamajalacingo Vincente Guerrero installa una fonderia ed una fabbrica di polvere e riporta nuove successi contro i generali José Gabriel Armijo e Samaniego, è sconfitto a La Cañada de los Naranjos ma sconfigge Zavala e Reguera nel Azoyú.
Nel “Departamento del Norte” José Francisco Osorno sconfigge il maggiore José Barradas ai piani di Nopaltepec (12 IV 1815), chiamati anche “Tortolitas”, causando un centinaio tra caduti e feriti, tra questi il capitano Anastacio Bustamante, ma è sconfitto dal colonnello Manuel de la Concha a Venta de Cruz ed a San Felipe (21 e 23 IV 1816).
A Veracruz sbarcano due divisioni giunte dalla Spagna, guidate dai generali Myarés e Apodaca, ed iniziano la caccia a Vincente Guerrero sulle colline boscose attorno alla città (1816). Dopo sei mesi Guerrero è creduto morto.

La Guerra di Corsa.
A Puriarán il governo indipendentista decide il rilascio di patenti per effettuare la guerra di corsa contro le navi spagnole (14 V II 1815).
Il messicano José Sauvinet ottiene una patente di corsa (16 VII 1815) ed arma la goletta “El Hidalgo” con un cannone da 12 libbre e 50 uomini guidata dal capitano Adriano Graval. José Manuel de Herrera è inviato negli Stati Uniti dove distribuisce un centinaio di patenti.
Il porto di Boquilla de Piedras (a nord di Veracruz), occupato da Guadalupe Vittoria, diviene il principale punto di arrivo di armi e munizioni per gli insorti dall’estero, principalmente Inghilterra e Stati Uniti, nonché base per le navi corsare. Le prede sono smerciate principalmente a New Orleans.
Il famoso corsaro francese Jean Lafitte riceve sette bandiere da guerra per altrettante golette (fa base sull’isola di Barataria, nella baia di New Orleans).
Il corsaro francese (nato a Parigi) Louis Michel Aury, già al servizio del Venezuela, ottiene una patente di corsa e fa base con 2 golette sull’isola texana di Galvestón (1816) e, dopo che questa gli è tolta da Jean Lafitte, nella baia di Matagorda.
A sua volta la Spagna decreta il rilascio di patenti di corsa ai danni degli insorti (1 XI 1816).
Il corsaro scozzese Gregorio MacGregor occupa in nome del governo Venezuelano l’isola Amelia presso la Florida (1817) e caccia il governatore spagnolo Francisco Morales dal porto di Fernandina (13 IX), che diviene base per il traffico di armi con il Mexico. A lui si unisce Louis Michel Aury con il suo equipaggio di avventurieri inglesi, irlandesi, americani, i 130 mulatti chiamati “Aury's blacks”, gli italiani Agostino Codazzi (ex generale napoleonico, poi con Simón Bolívar) e Costante Ferrari. L’isola è annessa dal governo repubblicano del Messico (21 IX) ma è occupata dall’esercito degli Stati Uniti (23 XII 1817).
Nell’anno di maggior successo i corsari messicani catturano 40 navi (1818). Le navi corsare, con bandiera bianca e azzurra, salgono a 56 (1823), compresi un texano, alcuni argentini e brasiliani.

La Politica di Conciliazione di Apodaca.
Il viceré Calleja è destituito a causa degli eccessi contro i rivoltosi e la popolazione (20 IX 1816) ed al suo posto è nominato don Juan Ruiz de Apodaca, già governatore di Cuba, che sospende le fucilazioni senza processo ed offre il perdono a chiunque depone le armi, offerta accolta da numerosi ribelli, tra i quali Mariano Guerrero e Rafael Villagrán, José Francisco Osorno, Sotero Castañeda, Carlos María de Bustamante, Muñiz, ma non da María Manuela Molina “La Capitana”. I realisti sono accolti anche nel porto di Boquilla de Piedra.
Il colonnello Agustín de Iturbide è processato per le crudeltà compiute nella provincia del Guadalajara dal governo che lo assolve ma lo licenzia.

La Spedizione di Francisco Javier Mina.
Contro l’assolutismo di Ferdinando VII si ribellano in Galizia il messicano Juan Díaz Porlier “el Marquesito” (1815) che è giustiziato, ed in Navarra lo spagnolo Francisco Javier Mina da Tamaulipas, detto “El Mozo”, eroe della guerra contro i francesi, costretto a rifugiarsi in Inghilterra con 32 ufficiali spagnoli, italiani, inglesi. Sono presenti il capitano spagnolo José Sardà, già in Spagna contro i Francesi (1809-1810), poi con Napoleone in Russia ed a Borodino (1812-1814); i francesi Adrien Woll (vélite della Guardia Napoleonica) e Jean Arago. A loro si unisce il domenicano messicano Servando Teresa de Mier.
Partito da Liverpool (5 V 1816) il gruppo raggiunge New Orleans, negli Stati Uniti, dove con l’aiuto del generale nord-americano Winfield Scott raccoglie informazioni, armi, uomini, denaro e tre navi. Una di queste è la goletta spagnola “La Numantina”, catturata presso il porto di Coatzacoalcos (IX 1816) dalla goletta “La Patriota” del corsaro e contrabbandiere Juan de Galván.
Deviato da una burrasca ad Haiti (IX 1816) trova l’aiuto del presidente Alejandro Petión, che ha già aiutato altri “Expedicionarios de la Libertad”, e conosce Simón Bolívar che prepara una spedizione in Argentina. L’ufficiale inglese Gregor Mac Gregor ed altri inglesi abbandonano Mina per unirsi a Bolívar, mentre il venezuelano Mariano Montilla ed altri patrioti sudamericano fanno il contrario. Anche alcuni francesi delle navi da guerra Le Railleur e Flore si ammutinano e si uniscono a Mina.
La spedizione raggiunge l’isola di Galvestón, al largo del Texas. Mina si procura a New Orleans le golette “Neptuno” e “Cleopatra” e torna a Galvestón (III 1817), dove frattanto il secondo Mariano Montilla ha abbandonato la spedizione ed i suoi uomini hanno avuto scontri con i corsari francesi di Luis Aury.

La Marcia di Francisco Javier Mina.
Javier Mina sbarca in Messico a Soto la Marina (15 IV 1817) con 380 volontari, erige un forte, si auto-nomina “General del Ejército Auxiliador de la República Mexicana”. La sua campagna è accompagnata dalla stampa di un “Boletín Militar”.
Nicolás Bravo e Benedicto López appoggiano Mina e fortificano la fortezza montana di Cóporo (V 1817).
Il forte di Soto la Marina è affidato al colonnello Adrien Woll ed a José Sardá con 100 uomini. Mina procede verso l’interno con 300 uomini, presso Horcasitas razzia 700 cavalli ai realisti. Presso Santander è attaccato da 1.500 realisti guidato dal capitano Villaseñor ma li contrattacca e lo mette in rotta (8 VI 1817), procede per la Valle del Maiz e sconfigge un contingente di cavalleria (24 VI 1817).
Ripresa la marcia (10 VI), è inseguito dal colonnello Benito Armiñan con 700 fanti e numerosa cavalleria che lo raggiunge all’Hacienda de Postillos (15 VI). Mina con 162 uomini attacca l'avanguardia nemica e la respinge, subisce il contrattacco del suoi ma rianima i suoi uomini e mette in rotta i realisti al prezzo di 40-60 caduti.
Rimasto con 240 uomini Mina prende Zacatecas scalandone le difese di notte e ripara al forte El Sombrero (24 VI), dove raduna nuovi ribelli, incontra Pedro Moreno e padre Josè Antonio Torres che promette 6.000 uomini ma è geloso dei suoi successi.
Il colonnello Castaños con 700 uomini ed alcuni cannoni si avvicina ad El Sombrero ma è attaccato da Mina con 200 fanti ed alcuni cavalieri (28 VI); gli spagnoli, finiti i colpi a mitraglia, caricano i pezzi con le loro monete d'argento ma sono egualmente sconfitti lasciando 500 caduti, compreso il colonnello.
Javier Mina cattura l’Hacienda del Jaral facendo un ricco bottino (7 VII).

La Reazione Realista.
Il viceré Juan Ruiz de Apodaca invia contro Mina il maresciallo Pascual Sebastián de Liñan con i reggimenti di Navarra e Zaragoza, i dragoni di San Carlos, San Luis e Realista, per un totale di 2.500 uomini e 14 pezzi d'artiglieria.
Il forte eretto dai ribelli a Soto la Marina, ancora incompleto, è investito dal generale Joaquín Arredondo (11 VI) con il battaglione “Fernando VII”, un reggimento europeo (360 uomini), il “Fijo de Santa Cruz” (350 uomini), 280 inservienti con 19 cannoni e 1.200 cavalieri. Il maggiore José Sardá dispone di 300 difensori, 3 pezzi da campagna, 2 obici, 1 mortaio, 14 pezzi minori sbarcati dalle navi. Dopo aver respinto tre assalti i 37 difensori rimasti, a corto d’acqua, firmano un’onorevole resa (16 VI), i cui accordi non sono poi rispettati dai realisti. Metà dei prigionieri muoiono nelle carceri di Veracruz.
Il maresciallo Pascual Sebastián de Liñan con 3.500 uomini, 10 cannoni e 2 obici investe il forte El Sombrero (30 VII), difeso da 900 difensori, comprese le donne. Il forte è inutilmente bombardato per tre giorni ed i quattro assalti sono respinti. Il prete José Antonio Torres accorre in soccorso ma subisce un'imboscata presso Silao e desiste. Mina fugge con 3 uomini lasciano la difesa al colonnello Yung che dopo aver perso 3/4 dei difensori tratta la resa (18 VIII). I realisti promettono salva la vita, poi invece giustiziano i prigionieri.
Mina riceve da padre Torres 8-900 uomini indisciplinati e male armati, invece dei 3.000 promessi, attacca Guanajuato ma è respinto e deve sfuggire alla caccia di due eserciti (X 1817). Avanza verso San Luis de la Paz inseguito dai realisti guidati dal maresciallo Pascual Liñán. Si rifugia al Rancho del Venadito con 30 cavalieri e 40 fanti, ma è sorpreso da 120 dragoni guidati dal colonnello Francisco de Orrantía, giunto con una marcia notturna grazie all'aiuto di un traditore (27 X 1817). Nel combattimento muore Pedro Moreno e Mina è catturato con 25 compagni.
Il ventinovenne Javer Mina, chiamato “Héroe Liberal de España y de México”, è fucilato (11 XI 1817). La sua esecuzione pone fine al clima di pacificazione instaurato dal viceré don Juan Ruiz de Apodaca, che in premio è nominato conte del Venadito.

La Cattura di Nicolás Bravo e la fine di Torrés.
Il realista Márquez Donallo investe Cóporo (XII 1817) e fa sloggiare Nicolás Bravo, che è ferito e costretto all’inattività nel ranch di Dolores. Qui è sorpreso e catturato da José Gabriel Armijo (22 XII 1817) e condannato all’ergastolo, sorte toccata anche ad Ignacio López Rayón (catturato l’11 XII 1817) ed a José Sixto Berduzco.
L'inaccessibile forte di Los Rimedios, difeso da 2.000 uomini guidati da padre Torres, è investito da 6.000 realisti che scoprono l'intenzione degli assediati di tentare la fuga e infliggono loro gravi perdite (1 I 1818). Tutti i prigionieri sono giustiziati. Torrés fugge con pochi compagni e di lui non si sà più nulla.

La Patria es Primero.
Nel sud don Vincente Ramón Guerrero rimane con 5 ribelli (1818) ma prosegue la guerriglia e raccoglie nuove truppe. A lui si uniscono i seguaci di Nicolás Bravo e Pedro Ascensio, dopo aver combattuto tutto solo per tre anni.
Con la vittoria sul brigadiere José Gabriel Armijo presso Tamo (15 IX 1818) ottiene un ricco bottino che gli permette di armare 1.800 uomini.
Il viceré don Juan Ruiz de Apodaca invia il padre di Vincente Guerrerio a convincerlo ad accettare il perdono ed il grado di generale (inizio 1819) ma ottiene un rifiuto. La risposta è riportata in vari modi: “La Patria es Primero”, “Independencia y Libertad, o muerte. Primero está mi Patria que mi padre” oppure “He jurado que mi vida sería de mi patria y no me sentiría digno hijo de un hombre honrado si no cumpliese con mi palabra” (Ho giurato che la mia vita è della mia patria e non mi sentireri degno figlio di un uomo onorato se non mi comportassi secondo la mia parola).
I realisti sconfiggono Vincente Guerrero al forte di Barrabás (V 1819), ad Agua Zarca (5 XI) e pacificano a forza il paese. La Junta de Jaujilla en Michoacán si dissolve (XI 1819) seguita da quella di Palmillas nel Veracruz.
Pedro Ascencio (veterano nella Sierra de Goleta) è cacciato dal forte di San Gaspar e si unisce a Vincente Guerrero, proseguendo isolati la guerriglia nel sud.
Il realista José Gabriel Armijo dopo aver invano dato la caccia a Guerrero si dimetti per motivi di salute.

La Spedizione di Long.
Dagli Stati Uniti entrano in Texas 120 uomini guidati da Eli Harris (8 VI 1819), seguiti dal mercante James Long (21 VI), che proclama l’indipendenza del Texas (23 VI).
James Long raduna altri volontari disponendo così di 300 uomini (VII 1819) e dell’appoggio del corsaro Jean Lafitte (9 X 1819) ma il governatore Antonio Maria Martinez invia contro gli insorti il colonnello Ignazio Pérez con 500 uomini, costringendoli ad abbandonare il Texas (IX-X 1819).
James Long ripara a New Orleans e prepara un’altra spedizione. Con 52 uomini cattura il porto di La Bahía (4 X) ma dopo 4 giorni è costretto ad arrendersi al colonnello Ignazio Pérez. Dopo lunga prigionia è ucciso da una guardia (8 III 1822). La caduta di La Bahía segna la fine dell’epoca dei corsari nel Texas.


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