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L’Expédition d’Irlande (1797)

Guerre Napoleoniche

I Preparativi.
Il Direttorio appronta una spedizione a Brest (X 1797), per appoggiare la sollevazione dei repubblicani irlandesi (United Irishmen). Il vice-ammiraglio Villaret de Joyeuse è accusato di boicottare la spedizione per favorirne una nelle Indie Orientali, ed è sostituito con il vice-ammiraglio Morard de Galles (X 1797). Il contrammiraglio Joseph de Richery con 7 velieri esce da Rochefort, elude il blocco britannico e raggiunge a Brest (8 XII), dove sono infine radunati 17 vascelli di linea, 14 fregate, 6 corvette e 7 trasporti. L'Armée d’Irlande è guidata dal generale Louis Lazare Hoche ed è composta da 13.500-20.000 veterani francesi di fanteria, cavalleria ed artiglieria. Sono inoltre imbarcati armi e cannoni per gli alleati irlandesi. Altri 2.000 delinquenti sono radunati per uno sbarco diversivo in Cornovaglia, ma quasi tutti disertano.
Il direttorio annulla la spedizione ma l’ordine giunge a Brest il giorno dopo che la squadra è salpata (16 XII).

La Traversata.
La partenza della Squadra dell’Atlantico (15 XII) è segnalata da alcune fregate inglesi di pattuglia alla Channel Fleet, concentrata a Spithead per l’inverno. Il vice-ammiraglio Morard de Galles annulla il previsto passaggio per il pericoloso stretto di Raz de Sein (16 XII), ma l’oscurità ed il susseguirsi di segnali poco chiari, uniti a quelli lanciati deliberatamente a caso dalla fregata britannica “Indefatigable” (captain sir Edward Pellew, 44 cannoni), causano la dispersione della squadra francese. Il vascello “Séduisant” (74 cannoni) urta la scogliera di Grand Stevenent ed affonda, causando la perdita di 680 uomini (su 1.300) e molto materiale. Il vice-ammiraglio François Joseph Bouvet attraversa il Raz de Sein con 9 vascelli di linea, 6 fregate ed un trasporto, raduna alti 17 velieri (19 XII), raggiunge Misen Head, sulla costa meridionale dell’Irlanda, e da qui, ostacolato dalla nebbia e dai forti venti, Bantry Bay (21 XII).
L’ammiraglia “Fraternité”, con a bordo il generale Hoche, rimane isolata a causa della nebbia, incontra una fregata britannica presso Mizeb Head (21 XII), è inseguita al largo nell’Atlantico e rientra nella Manica solo 8 giorni dopo. La squadra francese del contrammiraglio Pierre-Charles Villeneuve, diretta a Brest (in ritardo), grazie ad un temporale sfugge nel golfo di Biscaglia a quella britannica del contrammiraglio John Colpoys (20 XII) e raggiunge Lorient, in ù Bretagna. I danni costringono il contrammiraglio Colpoys a rientrare a Spithead. La Channel Flett, guidata dal vice-ammiraglio Alexander Hood barone di Bridport, perde tempo per essere rimessa in servizio e salpa tardivamente (25 XII). Il vascello da guerra “Prince” perde il controllo ed urta il “Sans Pareil” (80 cannoni), il “Formidable” urta il “Ville de Paris (100 cannoni) e l’“Atlas” (98 cannoni) si arena a causa del vento. I 5 velieri rientrano per riparazioni, gli altri 8 sono immobilizzati dai venti contrari presso St Helens fino al 3 gennaio.
Il tempo peggiora (è il più freddo inverno dal 1708), il vascello di linea “Indomptable” urta la fregata “Résolue” ed entrambe subiscono gravi danni, altri velieri francesi sono sospinti al largo. La fregata “Impatiente” (44 cannoni) perde gli alberi e 543 dei 550 uomini imbarcati. La fregata “Scévola” (40 cannoni) subisce gravi danni, è abbandonata e incendiata.

Il Rientro.
Bouvet ed il generale Emmanuel de Grouchy annullano lo sbarco (29 XII) ed iniziano il rientro a Brest. Non tutte le imbarcazioni ricevono l’ordine, ma rientrano per l’impossibilità di sbarcare e la carenza di viveri. L’ammiraglia “Fraternité” incontra la “Révolution”, assiste al rogo della “Scévola”, giunge a Bantry Bay (30 XII) e decide di rientrare a Brest.
Il contrammiraglio Robert Kingsmill esce da Cork con il vascello da guerra “Polyphemus” ed alcune fregate, cattura i trasporti francesi “Justine” (30 XII) e “Suffren”, ma quest’ultimo è ripreso dalla fregata francese “Tartu” (44 cannoni, 625 uomini). Il contrammiraglio John Colpoys con 6 vascelli giunge tardi a Spinthead (31 XII).
L’“Immortalité” (Bouvet) ed altre imbarcazioni francesi rientrano indisturbate a Brest (1 I 1798). La fregata “Surveillante” si incaglia nella baia di Bantry (2 I). Il vascello da guerra britannico “Polyphemus” ingaggia e costringe alla resa la fregata “Tartu” (5 I). Il trasporto “Fille-Unique”, con 300 uomini a bordo, affonda nella baia di Biscaglia (6 I). Le fregate britanniche “Unicorn”, “Doris” e “Druid” catturano il trasporto “Ville de Lorient” (7 I), le prime due incontrano l’ammiraglia “Fraternité” e la “Révolution” che si nascondono nella nebbia e sono costrette ad allungare la rotta di rientro. Anche la Channel Flett (vice-ammiraglio Bridport) si mette in caccia dei velieri francesi. Il “Daedalus” cattura ed incendia il trasporto “Suffren” presso l’isola di Ushant (8 I), il “Phoebe” cattura l’“Atlante” (10 I) ed il “Spitfire” cattura il mercantile “Allègre” (12 I). Gran parte delle imbarcazioni francesi rientra a Brest (11 I) e Lorient (13 I). L’ammiraglia “Fraternité” e la “Révolution” raggiungono Rochefort (13 I). L’ultimo veliero francese ancora in mare, il brigantino “Mutine”, si dirige verso le Canarie ed è catturato presso questo arcipelago (VII 1798). Le perdite totali francesi ammontano a 12 imbarcazioni affondate o catturate e circa 2.000 tra soldati e marinai affogati.

L’Affondamento della “Droits de l’Homme”.
Il vascello di linea “Droits de l’Homme” (capitano Jean-Baptiste Raymond de Lacrosse, 74 cannoni), con a bordo 650 marinai e 549 uomini della Légion des Francs guidati dal generale Jean Humbert, è a corto di viveri, cattura la nave corsara britannica “Cumberland” e la “Calypso”, facendo una cinquantina di prigionieri (tra i quali il tenente Elias Pipon), raggiunge l’isola di Ushant (13 I), nella baia di Biscaglia, è ostacolato dalla nebbia ed incontra (ore 13:00) le fregate britanniche “Indefatigable” (captain sir Edward Pellew, 44 cannoni) ed “Amazon” (captain Robert Carthew Reynolds, 36 cannoni), diretti da Falmouth verso Brest.
La “Droits de l’Homme” tenta di disimpegnarsi verso sud-ovest ma il mare grosso ne compromette la stabilità, impedisce di aprire i portelloni dei cannoni del ponte inferiore e abbatte due alberi (16:15). La “Indefatigable” apre il fuoco d’infilata (17.30), affiancata dalla “Amazon” (18:45), poi le due fregate si allontanano per riparare i danni (19:30) e tornano colpendo nuovamente l’avversaria d’infilata (20:30). Il combattimento prosegue durante la notte. La “Droits de l’Homme”, esaurite le 4.000 palle (22:30), spara granate incendiarie, che per via del vento non causano danni ma tengono i britannici a distanza. Il capitano Lacrosse, ferito al ginocchio sinistro, cede il comando al secondo, Prévost de Lacroix, facendogli giurare che non si arrenderà.
Il forte vento sospinge i tre velieri verso la costa della baia di Audierne (ore 4:20 del 14 I). La “Indefatigable” fugge a nord, aggira gli scogli di Penmarck (ore 11:00) e raggiunge il mare aperto. La “Amazon”, gravemente danneggiata, fugge a sud, finisce su una secca (ore 5:00) e riesce a sbarcare l’equipaggio sulla costa (ore 9:00), dove è catturato dai francesi. La“Droits de l’Homme”, immanovrabile, finisce sulle secche presso Plozévet, è rovesciata su un fianco (ore 7:00) e le operazioni di sbarco sono ostacolate dal mare agitato (14-16 I). Solo dopo che il mare si è calmato, il piccolo brigantino “Arrogante” ed il cutter “Aiguille” portano in salvo 150 sopravvissuti (17 I), poi ed altri 140 (18 I), tra i quali Jean Humbert e Jean-Baptiste Lacrosse, che sono portati a Brest.
Le perdite francesi ammontano a 103 caduti, 150 feriti e 4-6-900 affogati, quelle britanniche a 3 caduti, 34 feriti, 6 affogati, mentre i prigionieri del “Cumberland” ed il tenente Elias Pipon sono rimpatriati per ricompensare i loro sforzi nel salvare le vittime del naufragio. Il captain Reynolds è scambiato con un ufficiale francese. Gli equipaggi britannici sono premiati con alcune promozioni e denaro ed in seguito è coniata una medaglia commemorativa dell’azione (1847).
Elias Pipon fa erigere presso Plozévet un menhir con un’iscrizione commemorativa (1840).



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