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IL CARDINALE VITELLESCHI

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La storia di Roma si distingue fortemente da quella di ogni altra città, soprattutto nel medioevo.
I partiti che ovunque si contendono il potere, nella Città Eterna trovano particolare espressione:

Le istituzioni comunali, popolari e spesso di orientamento ghibellino, rivendicano la grandezza di Roma Repubblicana nell'antichità.

Le potenti famiglie aristocratiche, che nei dintorni della città realizzano le loro signorie, si contendono le cariche pubbliche laiche ed ecclesiastiche, compreso il soglio papale.

Il papa spazia i propri interessi dai disordini della penisola, alla Germania, i cui sovrani detengono anche il titolo di re d'Italia ed a Roma cercano da lui l'incoronazione imperiale, fino a l'intero mondo cristiano ed oltre.

Tra le numerose figure di ecclesiastici-condottieri c'è Giovanni Vitelleschi.

L'elezione di Eugenio IV (1431).

L'invasione viscontea del Patrimonio (1433-1435).

La pacificazione del Patrimonio (1435-1436).

Guerra nel Regno (1435-1442).

L'elezione dell'anti-Papa Felice V (1439).


L'elezione di Eugenio IV (1431).
Il veneziano Gabriele Condulmer cardinale di san Clemente viene eletto papa ed assume il nome di Eugenio IV (3 III 1431).
Il predecessore Martino V (Colonna) gli lascia due gravi eredità:

Come capo della cristianità l'impegno di indire un concilio che si occupi dell'unione con la chiesa ortodossa, dell'eresia Ussita e sopratutto della riforma della Chiesa.

Come capo di stato il pericoloso potere raggiunto dalle famiglie nobiliari, sopratutto i Colonna, i cui partigiani assaltano il Campidoglio poco dopo la sua elezione e sono respinti.

Tra i primi atti di Eugenio IV c'è la nomina a commissario papale di Giovanni Vitelleschi vescovo di Recanati (8 V 1431), che inizia subito la sua attività politica e militare. I Colonna raggiungono presto un accordo mentre il prefetto Giovanni di Vico rifiuta di sottomettersi.
In ottobre Giovanni Vitelleschi con il gonfaloniere della Chiesa Niccolò della Stella (secondo il nome della madre) detto Fortebraccio (secondo il nome del celebre zio), il condottiero Ranuccio "Il Vecchio" Farnese, e l'aiuto di 47 galee veneziane guidate da Pietro Loredan, assedia Civitavecchia e dopo 13 giorni ottiene la resa di Giovanni di Vico.
La nomina a commissario del Patrimonio (15 XII) procura al Vitelleschi nuovi impegni, più politici che militari, e l'anno seguente è rettore della Marca (16 IV 1432).
Frattanto Eugenio IV affronta la situazione internazionale. Scoglie il concilio indetto a Basilea dal predecessore, lo sposta a Bologna (18 XII 1431), incorona imperatore Sigismondo del Lussemburgo (Roma, 31 V 1432), ma poi, per l'intransigenza del cardinale Giuliano Cesarini, deve riconoscere la legittimità del concilio (14 II 1433). Questo contrasto si inasprisce ed il concilio priva Eugenio IV delle entrate fiscali, ingiungendo di inviarle a Basilea (1433).

L'invasione viscontea del Patrimonio (1433-1435).
Filippo Maria Visconti duca di Milano, che con la seconda pace di Ferrara (26 IV 1433) deve rendere i territori invasi, intende vendicarsi di Eugenio IV e in nome del Concilio invia i propri condottieri contro lo stato pontificio.
Niccolò della Stella passa dalla parte viscontea, occupa Ponte Milvio (25 VIII 1433) ed effettua un tentativo contro Roma con 300 cavalieri suoi più un centinaio di Antonio conte di Pontedera, Giacomo di Vico, i fratelli Antonio e Odordo Colonna, il loro cugino Lorenzo ed aiuti Senesi.
Lorenzo Colonna entra in città per Porta del Popolo, viene circondato e catturato con molti dei suoi. I Viscontei sono respinti ma saccheggiano il contado e bloccano la città.
Vitelleschi è respinto a Genazzano da Niccolò della Stella e deve tornare nella Marca, invasa da Francesco Sforza. Contro questo abile condottiero è più efficace l'iniziativa diplomatica di Eugenio IV, che gli offre in feudo la marca di Ancona e la nomina a Gonfaloniere della Chiesa. Francesco Sforza accetta (25 III 1434).
A Roma la situazione precipita. Un tumulto popolare istituisce la repubblica (29 V 1434), il papa è costretto a travestirsi da monaco, a fuggire in barca scendendo il Tevere e ad accettare l'ospitalità di Cosimo de Medici a Firenze.
L'arrivo nel Lazio di Francesco Sforza con il cugino Micheletto porta solo a una tregua tra i condottieri che si fronteggiano presso Vetralla senza combattersi (VIII 1434).
Nicolò della Stella prende possesso di Roma e lo stendardo con il Biscione visconteo sventola sul Campidoglio (18 VIII) ma i disordini e le lotte tra Orsini e Colonna lo costringono a lasciare la prestigiosa preda (8 IX).
I commissari papali Giovanni Vitelleschi e Niccolò Acciapaccio vescovo di Tropea, con i condottieri Lorenzo di Cotignola, Leone Sforza (figlio di Francesco), Orso Orsini, 1.000 cavalieri e 1.000 fanti, tentano di rientrare in città assaltando Porta Portese ma sono respinti (25 X 1434). Tuttavia sono accolti in citta tre giorni dopo (27 X) e sloggiano a forza i ribelli dal Campidoglio. Vitelleschi è nominato governatore di Roma e Francesco Orsini prefetto.
I successi pontifici subiscono un brusco arresto per l'intervento in Romagna dell'abile condottiero visconteo Niccolò Piccinino, che sconfigge a Castel Bolognese i collegati pontifici, veneziani e fiorentini, catturando anche il capitano generale al soldo di Firenze Niccolò da Tolentino (che morirà in prigionia, probabilmente avvelenato). Il Vitelleschi riesce a mettersi in salvo (28 VIII).
Nonostante la vittoria Filippo Maria Visconti è isolato politicamente e firma la terza Pace di Ferrara (20 VIII 1435), con la quale cede Bologna ed Imola al papa ed abbandona i propri alleati.

La pacificazione del Patrimonio (1435-1436).
Frattanto il Vitelleschi è tornato ad affrontare i problemi interni, anche con la costruzione delle carceri nel palazzo vescovile di Recanati (1434).
Vitelleschi è nominato commissario e riformatore del Patrimonio (Roma, 23 V 1435) e legato per il Regno di Napoli, conteso tra Angioni e Aragonesi, ma prima di dedicarsi al Regno si dedica ai signorotti romani:

L'avversario più minaccioso è il prefetto Jacopo da Vico.
Vitelleschi gli toglie Caprarola, che fa saccheggiare ed incendiare, poi lo assedia in in Vetralla, con Orsino Orsini, Everso e Dolce dell'Anguillara e milizie viterbesi, saccheggia il contado, prende la cittadina (31 VIII 1435) e lo fa decapitare (28 IX), ponendo fine alla dinastia durata tre secoli.
Il successo è premiato con la nomina a patriarca titolare di Alessandria d'Egitto ed a vescovo di Firenze (15 X).

E' poi la volta dei Savelli, ai quali Vitelleschi saccheggia e distrugge Castelgandolfo, Marino (31 III 1436), Albano e Montesavello (IV), confisca Roccapriora, Borghetto, Faiola, Sezze, Ponte Lucano ma non riesce a prendere Civitavecchia.
I Savelli raccolgono altri fuoriusciti romani ed ingaggiano il condottiero Antonio di Pontedera, con Riccio di Montechiaro, 500 cavalieri e 2.000 fanti, ma Vitelleschi li sconfigge a Piperno (15 V 1436), dove cattura il Pontedera (impiccato il 19 V), Francesco Savelli, Onorato Caetani ed altri capitani.
La vittoria è celebrata erigendo una statua al Vitelleschi in Campidoglio.

Infine affronta i Colonna effettuando una leva straordinaria, ottiene la resa di Civita Lavinia (23-28 V), poi di Castelnuovo (31 V), con Everso dell'Anguillara e Orsino di Monterotondo, e di Palestrina, caduta per fame da Lorenzo Colonna (12 VI-18 VIII). Questa cittadina, centro del potere colonnese, viene distrutta, compresa la cattedrale. Le reliquie del patrono Sant'Agapito sono trasferite a Corneto (odierna Tarquinia), come pure numerose colonne e pezzi d'arte impiegati nella costruzione del prestigioso Palazzo Vitelleschi (1436-39).
Giovanni Vitelleschi entra trionfalmente a Roma (29 VIII).

Guerra nel Regno (1435-1442).
La morte di Giovanna II d'Anjou-Durazzo (2 II 1435) getta il regno di Napoli nell'anarchia e nelle lotte tra partigiani di Renato I duca d'Anjou, di Bar e conte di Provenza ed Alfonso V re d'Aragona, I di Sicilia e di Sardegna.
Vitelleschi è inviato in sostegno di Isabella di Lorena, moglie di Renato d'Anjou, sconfigge e cattura il condottiero del partito aragonese Giovanni Antonio del Balzo Orsini principe di Taranto a Montefusco, presso Avellino (VIII 1437), assedia e sottomette L'Aquila (21 IX - 17 XII 1437) ed effettua alcune scorrerie (IV e VII successivi).
Alfonso d'Aragona accetta una tregua ma mantiene i territori occupati, lasciando scontenta Isabella di Lorena, mentre Vitelleschi viene nominato cardinale di San Lorenzo in Lucina (9 VIII 1438) e lascia il vescovato di Firenze.
Renato d'Anjou ingaggia numerosi condottieri e sbarca a Napoli (V 1438). Lasciato l'esercito in Puglia, Vitelleschi è a Venezia (II 1438), poi a Ferrara da Eugenio IV, che in questa città ha trasferito il Concilio di Basilea nel settembre 1437.
Tornato a Roma (6 VI), Vitelleschi debella con la consueta mano di ferro gli ultimi signorotti ribelli che hanno approfittato della guerra nel Regno . Fa giustiziare Giacomo Gallese e Riccio (8 XI), distrugge Gallicano agli Orsini (II 1439), assedia e ottiene Zagarolo di Lorenzo Colonna (17 II-2 IV), facendola distruggere nonostante i patti (11 V), cattura Corrado de Trinci signore di Foligno e lo decapita con due suoi figli, infine assedia ed ottiene per patti la rocca di Spoleto da Pirro abate di Montecassino (17 I 1440).
Alfonso d'Aragona frattanto occupa gran parte del regno e la stessa Napoli (2 VI 1442) vedendo riconosciuto il titolo regio (4 VI). Renato d'Anjou è costretto a fuggire via mare in Provenza (12 VI 1442) ponendo fine al regno angioino di Napoli.

L'elezione dell'anti-Papa Felice V (1439).
Con la scusa della peste Eugenio IV ha frattanto nuovamente spostato il concilio da Ferrara a Firenze (I 1439), ed in questa città sigla l'atto di unione con la chiesa ortodossa (5 VII) con il Basileus Giovanni VIII Paleologo, il patriarca di Costantinopoli e 22 vescovi. Questa unione è un grosso risultato per il prestigio del papa e all'epoca è molto celebrata, ma in realtà causa scarsi effetti religiosi e provoca invece l'aumento dell'interesse per le antichità greche.
Il concilio di Balsilea risponde deponendo Eugenio IV come eretico (VI) ed eleggendo in novembre al suo posto Felice VIII (Amedeo di Savoia, che ha rinunciato al governo del ducato per la vita conventuale), ma solo pochissimi stati lo riconoscono.
La guerra si riaccende tra Visconti e Savoia, che hanno preso le parti del concilio, contro Firenze, Venezia ed Eugenio IV.
Giovanni Vitelleschi viene sospettato di accordi con il condottiero visconteo Niccolò Piccinino dai Fiorentini, che prendono contatti con Antonio de Rido, castellano di Castel Sant'Angelo.
Il 19 marzo 1440 il cardinale Vitelleschi parte da Roma con 4.000 cavalieri e 2.000 fanti, diretto nel Regno, ma sul ponte di san Pietro Antonio de Rido lo separa improvvisamente dalle truppe calando la grata della porta e lo arresta.
Viene sostituito dal cardinale Ludovico Scarampo vescovo di Trau, arcivescovo di Firenze e patriarca di Aquileia, al quale però il conte Everso dell'Anguillara rifiuta di consegnare cavalli e salmerie, tenendole per sé.
Il 2 aprile Giovanni Vitelleschi muore in prigionia in modo misterioso ed Eugenio IV ne sequestra l'enorme eredità.

A seguito della pace di Capriana (1441), che conclude la breve guerra contro i Visconti, Eugenio IV può rientrare a Roma dopo 9 anni d'esilio (1443).



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