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L'EPOPEA VALDESE

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Il Ghetto.

Epopea Valdese.

Echi della Guerra Europee.
Vittorio Amedeo II concede nuove garanzie ai valdesi con l’Editto di Vittorio (23 V 1694), in cambio di aiuti militari e finanziari da Olanda ed Inghilterra. Papa Innocenzo XII denuncia l’editto (19 VIII 1694), ma il senato di Torino vieta la pubblicazione dell’editto pontificio nel ducato pena la morte.
Dopo le sconfitte di Staffarda e di Marsaglia, Vittorio Amedo II firma una pace separata con la Francia (1696). I valdesi e gli immigrati ugonotti provenienti dal Queyras prestano giuramento di fedeltà al duca di Savoia (1 VII 1697) che lo stesso giorno firma il trattato di Ryswick, riottiene val Cluson e con una clausola segreta si impegna ad espellere i riformati nati sudditi francesi. A seguito di un nuovo editto di espulsione (1 VII 1698), 3.000 valdesi e ugonotti esiliano dal Piemonte a Ginevra poi, grazie all’aiuto finanziario di Pieter Valkenier ambasciatore delle Provincie Unite, con 6.000 ugonotti francesi procedono nell’Assia (400 persone) e nel Württemberg, dove fondano colonie con i nomi dei villaggi d’origine (Pinache, Groß-Villar, Klein-Villars, Pérouse) tuttora esistenti.

Durante la Guerra di Successione Spagnola (1701-1715), Vittorio Amedeo II abbandona l’alleanza con la Francia (1703) e si impegna con l’Inghilterra a rispettare l’editto di tolleranza in cambio della futura cessione della valle di Pragelas (1704). I francesi occupano il Piemonte ed in val San Martino gli abitanti istituiscono la “Repubblica del Sale" (1704-1708), con libertà di professare la religione riformata.
Con il trattato di Utrecht (1713) la Francia cede la valle di Pragelas ma impone un bando perpetuo ai valdesi. Vittorio Amedeo II duca di Savoia conferma il bando (1716), ingiunge di battezzare i neonati (1721) e vieta il culto riformato in pubblico ed in privato (1730). Molte famiglie valdesi esiliano in Svizzera e nei Paesi Bassi.

Durante la Guerra di Successione Austriaca (1740-1748) il capitano sabaudo Jean Baptiste Rouzier organizza incursioni nel Delfinato con bande di miliziani valdesi.

Il Barone di Leutrum.
Karl Sigmund Friedrich Wilhelm barone di Leutrum (del Baden) dirige la difesa di Cuneo (IX - X 1744), assediata dai franco-spagnoli. Dopo la sua morte (16 V 1755), poichè è di fede evangelica, Carlo Emanuele III concede che sia sepolto nel tempio valdese di Ciabas, in val Luserna, secondo quanto indicato nel suo testamento.
L’evento è ricordato da una canzone popolare e dalla seguente lapide (traduzione dal latino): "In questo luogo giace Federico Leutrum, liberatore, salvatore e custode delle cittè di Valenza, Alessandria e Cuneo. Difensore della libertè d’Italia, gioia delle genti, terrore dei nemici, ora cenere".

Canzone pubblicata da Costantino Nigra (1860),
avuta dal canonico Alfonso Maria Riberi,
il quale l’ha sua volta raccolta da don Audisio Antonio Maria.

- Drinta Turin a j’è dij cont
a j’è dij cont e de le daime,
e de le daime e dij baron
pianzo la mort ‘d Baron Litron.
- Signor lo Re, quand l’ha savú
che Baron Litron l’era malavi
ciama carósse e carossè:
Baron Litron l’è ‘ndà a trové.
- Quand l’è rivà a Madéna ‘dl ‘Olm,
prima d’intré ‘nt la sità ‘d Coni,
tòco trombëtte, sparò i canon
per ralegré ‘l Baron Litron.
- Signor lo Re quand l’è stait là:
"Baron Litron, com’a la vala?".
"Sta maladìa ‘n farà murì
j’eu pì speranssa di goarì".
- Signor lo Re s’a j’ha bin dit:
"Baron Litron, fate corage!
mi te daria ‘dl’òr e ‘dl’arzan
mi te faria prim general!".
- "Oh s’a j’è pá nè or nè arzan
che mai la mort n’abia per scusa
j’è pà né prinssi, né general
che mai la mort n’abia risgoard"
- Oh dime ‘n po', Baron Litron
oh veusto nen che ti batezo?
Faria ‘vnì ‘l vescov su da Turin,
mi servirija da tò parin".
- Baron Litron s’a j’ha bin dit:
"Sia ringrassiò vòstra corona
mi i’na peuss mai pì rivé a tant
ò bon barbett, ò bon cristian!
- Mi lasseréu per testament
ch’a mi ‘nsotero ‘n val d’Luserna
n’ val ‘d Luserna mi ‘n sotrera
‘n dova ‘l mè coeur s’arpòsa tant!".
- Baron Litron a l’è spirà
pioré baron, pioré voi daime
soné le ciòche, sparé ij canon
ch’a l’è spirà Baron Litron.
- A Torino ci sono dei conti,
ci sono dei conti e delle dame,
delle dame e dei baroni,
piangono la morte del Barone Leutrum
- Il Re quando ha saputo
che il Barone Leutrum era ammalato,
ordina carrozze e cocchieri:
ed è andato a trovare il Barone Leutrum.
- Quando è giunto a Madonna dell’Olmo,
prima di entrare nella città di Cuneo,
suonano le trombe, sparano i cannoni,
per rallegrare il Barone Leutrum.
- Quando il Re è giunto là:
"Barone Leutrum, come va?".
"Questa malattia mi farà morire
non ho più speranza di guarire".
- Il re gli ha proprio detto:
"Barone Leutrum, fatti coraggio!
io ti darò oro e denaro
io ti farò primo generale!".
- "Oh, non c’è né oro né denaro
per i quali la morte abbia rispetto,
non c’è né principe né generale
per i quali la morte abbia riguardo".
- "Oh, dimmi un po', Barone Leutrum,
non vorresti essere battezzato?.
Farei venire il vescovo da Torino,
e io ti farei da padrino".
- Il Barone Leutrum gli disse:
"Sia ringraziata vostra maestà,
ma io non potrei mai arrivare a tanto:
o buon protestante o buon cattolico!
- Io lascerò per testamento
che mi seppelliscano in val Luserna,
in val Luserna mi sotterreranno
dove il mio cuore potrà ben riposare!".
- Il Barone Leutrum è spirato
piangete baroni, piangete voi dame,
suonate le campane, sparate i cannoni,
perché è spirato il Barone Leutrum.


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