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STORIA e WARGAME

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LA SECONDA GUERRA SAVOINA (1672)

Guerra di Coalizione.

La Seconda Guerra Savoina.
Il genovese Raffaele della Torre dissipa i suoi averi, assale un mercantile ed è condannato a morte (1671), quindi ripara a Torino ed induce Carlo Emanuele II duca di Savoia ad appoggiare un suo colpo di stato per impossessarsi di Genova.
Raffaele della Torre assicura di disporre di 2-3.000 uomini e chiede al duca di Savoia 2.000 fanti e 1.000 cavalieri. Il duca chiede in cambio di Savona, finanzia l'arruolamento di avventurieri e raduna truppe a Saliceto. Il conte Catalano Alfieri con 3.000 fanti e 1.000 cavalli occupa il marchesato di Ceva (24 VI 1672) ma si ammala e deve cedere il comando al marchese di Livorno; questi avanza molto lentamente verso Savona, che il governatore Girolamo Spinola ha tempo di rafforzare.
A Genova la congiura è scoperta (VI 1672). Il marchese di Livorno si ritira a Pieve, il conte Catalano oramai ristabilito riprende il comando e riceve altri 500 fanti, ma i sabaudi sono ostacolati dalla discordia tra i comandanti e numerose diserzioni. Carlo Emanuele II iniva come nuovo comandante lo zio Gabriele di Savoia con altri 1.000 cavalieri e 10.000 fanti, che riprende l'avanzata su due colonne.
La colonna di destra, guidata da Gabriele di Savoia, occupa Oneglia e marcia lungo la costa verso Albenga ma è assalita dai genovesi e costretta a ritirarsi verso Nizza. La colonna di sinistra, guidata dal conte Catalano Alfieri, occupa il marchesato di Zuccarello, si ferma ad attendere munizioni, scopre la ritirata dell'altra colonna e si ritira, disturbata dai genovesi. Il conte Catalano Alfieri è bloccato a Castelvecchio dal generale Gian Luca Durazzo e da Pier Paolo Restori, giunto con un reggimento raccolto in Corsica. Il conte di Piossasco giunge in soccorso da Garessio ma è sconfitto. Catalano Alfieri effettua una sortita contro i genovesi, 3 volte superiori e dietro le fortificazioni, ma è respinto. A corto di acqua tenta di aprirsi un varco per fuggire (notte del 5 VIII 1672). Il Marchese Parella respinto all’interno di Castelvecchio e costretto alla resa. I sabaudi lasciano 800 caduti (compresi il conte della Trinità, i marchesi del Carretto e della Pieve, i conti Morozzo e Piossasco ed il cavaliere Carlo Benso di Cavour) e 1.500 prigionieri (tra i quali il marchese di Parella, il conte di Castellamont generale d'artiglieria ed una quarantina di ufficiali).
I genoveri assediano Oneglia e ne ottengono la resa catturando 800 uomini, 6 bandiere, 21 tamburi e tutti i cannoni, poi occupano poi Briga e Prinaldo.
Carlo Emanuele II raduna altre truppe, riprende Oneglia ed occupa Ovada e Rossiglione.
Il Papa, la Spagna e Luigi XIV offrono la propria mediazione. Luigi XIV invia 9 vascelli davanti Alassio ed impone una cessazione delle ostilità (autunno 1672). Luigi XIV pronuncia il Lodo di Saint Germain (18 I 1673) dichiarando lo "Status Quo Ante". Genova rende Oneglia e riottiene Pornassio. Le parti si scambiano i prigionieri.


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