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Publio Elio PERTINACE (193).
Già generale in Oriente, Rezia, Norico, Germania e Britannia, anziano senatore e prefetto
urbano. Dopo l'assassino di Commodo è acclamato imperatore dai pretoriani.
Vuole ripristinare la disciplina nell'esercito ed 87 giorni dopo l'elezione è ucciso dagli
stessi pretoriani (28 III 193) che, per la prima volta, mettono all'asta il titolo
imperiale.
Il trono è rivendicato dai seguenti pretendenti (che con Pertinace danno il nome al
"Periodo dei Cinque Imperatori"):
DIDIO GIULIANO (193).
Ex generale, ricco senatore milanese, vince l'asta e diviene imperatore, ma 66 giorni dopo
è ucciso dai pretoriani per non aver pagato i soldi promessi (VI 193).
Decimo Claudio Settimo ALBINO, legato di Britannia.
Appoggiato dalle legioni VI Victrix e XX Valeria Victrix (britanniche).
C. Pescennio NIGRO, legato di Siria.
Appoggiato dalle legioni III Gallica, IV Scytica, X Fretensis e XV Apollinaris (orentali).
L. SETTIMIO SEVERO, legato di Pannonia Superiore.
Appoggiato dalle legioni I Adiutrix, I Minervia, I Italica, II Italica (riceve l'epiteto
Fidelis), XIV Gemina, XXX Ulpia (danubiane), III Italica, VIII Augusta, XXII Primigenia (renane),
VII Gemina, III Augusta (rispettivamente spagnola ed africana, ricevono entrambe l'epiteto
Pia Vindex) e VI Ferrata (orientale, riceve l'epiteto Fidelis Costans).
L. SETTIMIO SEVERO (193-211).
Nato a Leptis Magna (odierna Homs, in Tripolitania). L'età dei Severi è anche
detta "degli Imperatori Africani e Siriani".
Legato della Gallia Lugdunese, sposa Giulia Domna, figlia di Giulio Bassiana gran secerdote del tempio del dio solare
Eliogabalo a Emesa, in Siria (186). È poi legato della Pannonia Superiore, è proclamato Imperatore a
Carnuntum, in Rezia, dalle legioni pannoniche ed entra a Roma (VI 193).
Effettua le seguenti riforme in campo militare:
Sostituisce i pretoriani con truppe proprie, in maggioranza illiriche e quattro volte più numerose (10 coorti di 1.000 pretoriani ognuna) e li trasferisce dai Castra Pretoria di Tiberio ad Albano.
Triplica gli effettivi delle coorti urbane (6.000 uomini in tutto).
Raddoppia gli effettivi delle coorti di vigili (7.000 uomini in tutto).
In quest'epoca l'esercito ammonta a 40 legioni, adotta pila più corti e pesanti, la
spatha degli auxilia al posto del gladius e scudi piatti al posto
di quelli cilindrici.
Settimio Severo auto-proclama la propria adozione da parte del defunto Marco Aurelio (195),
governa con pugno di ferro, fa controllare dal governo l'economia e combatte le seguenti guerre:
Contro Pescennio Nigro (193-194).
Settimio Severo si accorda con Albino mentre Nigro trova l'alleanza del re dei re Vologese IV e
degli Arabi.
Settimio Severo invade l'oriente, riporta quattro vittorie sull'avversario (Cizico, Nicea) e lo
sconfigge definitivamente a Isso, in Cilicia (autunno 194). Nigro tenta di fuggire dai Parti ma
presso l'Eufrate è ucciso dai suoi soldati. La provincia di Siria è divisa in due:
Celesiria e Siria Fenice.
Contro i Parti (195-196).
L'imperatore invade l'impero partico di Vologese IV per l'aiuto concesso a Nigro con le legioni
I, II e III Parthicae (create appositamente con ufficiali provenienti dall'esercito e non
senatoriali), vexillationes delle legioni I Italica, XIII Gemina (danubiane),
XXII Primigenia (renana) e III Augusta (africana) e numerosi auxilia.
I Romani giungono ad Adiabene, occupano l'Osroene e la Mesopotamia che tornano provincie romane.
Settimio Severo fonda una colonia militare a Nisibi, riceve il titolo di "Parthicus".
Contro Claudio Albino (196-197).
Mentre Settimio Severo è in oriente il senato lo dichiara nemico pubblico ed appoggia
Albino.
Severo torna dall'oriente e nella gigantesca battaglia a Trivurzio, presso Lugdunum (18 II 197,
odierna Lione), sconfigge Albino che si suicida.
Il vincitore divide la Britannia in due province, fa giustiziare 29 senatori ed acquartiera
la legione II Parthica ai Castra Albana (è la prima legione acquartierata in Italia)
assieme a 1-2.000 equites singolares (riserva autonoma di cavalleria creata da
Traiano), trasferiti dal Laterano ai nova castra severiana.
Concede notevoli privilegi ai militari e gli è attribuita la frase "Date denaro ai
soldati, infischiatevi di tutto il resto!": li introduce nell'amministrazione (mancandogli l'appoggio
del Senato),permette la convivenza con le proprie donne fuori il campo, concede agli ufficiali il
permesso di riunirsi in circoli (che assumono connotati politici), esenta i veterani dagli
obblighi civili, inserisce i centurioni nell'ordine equestre e investe il prefetto del pretorio
di poteri sulle magistrature civili.
Seconda guerra contro i Parti (197-199).
I Parti approfittano della guerra civile per invadere l'Armenia, la Mesopotamia e la Siria,
sconfiggendo le legioni I e III Particae rimaste di presidio.
Settimio Severo respinge gli invasori, conquista e saccheggia Ctesifonte (28 I 198), riduce
nuovamente la Mesopotamia a provincia romana con confine al Tigri e fonda Resaina. La vittoria
è celebrata con l'edificazione di un arco trionfale nel foro Boario (203, esistente).
Contro i Calèdoni (208-211).
L'imperatore, con i suoi figli Geta e Marco Aurelio Antonino, le legioni XX Valeria Victix
(britannica) e vexillationes della X Fretensis (orientale) dopo una dura campagna
riporta il confine al Vallo di Adriano (Muro di Severo) effettua l'ultimo tentativo romano di
occupare la parte pianeggiate della Scozia e muore per le fatiche a Eboracum (4 II 211,
odierna York).
A Roma la corporazione degli argentari dedica all'imperatore ed alla sua famiglia un arco,
detto "Arco degli Argentari", che in realtà ha l'architrave orizzontale
(conservato). Settimo Severo erige il palazzo severiano (l'ultimo edificio imperiale, in
gran parte distrutto da Sisto V) ed uno stadio privato (si conservano le rovine, compresi
i camerini riscaldati).
Marco Aurelio Antonino "CARACALLA" (211-217).
Originariamente di nome Settimio Bassiano, nel 198 è associato al trono dal padre Settimio
Severo e cambia nome in Marco Aurelio Antonino. E' soprannominato "Caracalla" dal nome della
tunica gallica imposta all'esercito e ai civili nei ricevimenti ufficiali.
Fa assassinare il fratello co-regnante Geta (II 212) e giusitiziare 20.000 suoi sostenitori, tra i quali il prefetto del
pretorio e giurista Papiniano, favorito da Settimio Severo, condannato a morte per essersi rifiutato di recitare l'elogio
funebre di Geta.
Emette la Costitutio Antoniana (212), che riconosce la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell'Impero (noto come
Editto di Caracalla) permettendo così di incamerare più tasse (di fatto annulla le differenze tra legionari
ed auxilia). Lascia Roma (213) e non vi fa più ritorno.
Aumenta considerevolmente il soldo ai militari mentre l'impero soffre per la svalutazione della moneta, l'aggravamento delle
imposte e le seguenti guerre:
Contro gli Alemanni ed i Catti (213).
Gli Alemanni (confederazione di tribù germaniche) ed i Catti effettuano scorrerie sul
Meno, i primi sono sconfitti mentre ai Catti viene pagato un sussidio.
La legione II Traiana riceve l'epiteto "Germanica".
Contro i Parti (214-217).
Con la II Parthica (dall'Italia), I Adiutrix (danubiana) ed altre forze invade il regno del re
dei re Volgeste V che gli ha rifiutato la mano della figlia ma viene ucciso appena ventinovenne
presso Carre (8 III 217), da una congiura degli ufficiali guidata dal prefetto del pretorio
Marco Opelio Macrino. L'Imperatrice madre Giulia Domna si lascia morire d'inedia ad Antochia.
A Roma ultima le sontuose Terme Antoniniane, iniziate dal predecessore, capaci di ospitare
1.600 bagnanti, con piscine, palestre, cortili decorati con colonne, stucchi, affreschi,
mosaici e statue (come il celebre "Ratto d'Europa" conservato a Napoli).
L'imperatrice Giulia Domna riedifica suntuosamente il tempio di Vesta (notevoli resti,
comprese le statue con corpi giovanili e volti anziani).
Marco Opelio MACRINO (217-218).
Di origine maura, tre giorni dopo l'assassinio del precedente è proclamato Imperatore dalle truppe, primo
equites a ricoprire questa carica.
Associa al trono il figlio quindicenne Diadumeniano (217) e conclude una vergognosa pace con i
Parti, con la quale riconosce lo status quo ante e concede loro un tributo.
La ricca Giulia Mesa, sorella dell'Imperatrice Giulia Domna, è cacciata da Antiochia ma ad Emesa trova l'appoggio
delle truppe, scontente della dura disciplina imposta dal nuovo imperatore e della pace disonorevole con i parti, e
candida al trono imperiale il nipote Vario Avito Bassiano.
Macrino invia contro i ribelli il legato Giuliano con parte dell'esercito ma durante la marcia le truppe uccidono il
comandante e passano dalla parte di Giulia Mesa. Macrino guida le sue truppe in battaglia a Immae, presso Antiochia (8 VI
218); i pretoriani mettono in rotta i ribelli ma Eliogabalo si butta nella mischia e ristabilisce la situazione. A battaglia
ancora incerta Macrino fugge e le sue truppe si arrendono.
Macrino, al quale è rimasta fedele la IV Scythica, è catturato a Calcedonia e giustiziato con il figlio.
Sesto Vario Avito Bassiano "ELIOGABALO" (218-222).
Cugino di Caracalla, ha quattordici anni quando è eletto Imperatore dalla III Gallica (16 V 218), riconosciuto dalla
II Parthica e dalle altre legioni orientali. È il primo Imperatore orientale.
Assume nome Marco Aurelio Antonino, sconfigge il precedente e scioglie la III Gallica perché irrequieta.
È soprannominato "Eliogabalo" perché educato a Emesa come sacerdote del dio El-Gabal ("Il Dio dell'Alto")
infatti lo proclama dio supremo dell'Impero ma i riti orientali importati a Roma trovano la disapprovazione generale.
La nonna Giulia Mesa è la prima donna a sedere in senato, induce il nipote ad adottare il cugino Alessiano
nominandolo Cesare (221). Eliogabalo è accusato di attentare alla vita del cugino ed è ucciso diciottenne dai
pretoriani nel Castro Pretorio (12 III 222), assieme alla madre Giulia Semiamira.
Marco Aurelio ALESSANDRO SEVERO (222-235).
Cugino del precedente che lo ha adottato (221), sale tredicenne al trono imperiale sotto tutela della nonna Giulia Mesa
(muore nel 225) e della meno abile madre Giulia Mamea, che lascia al Senato la direzione della politica e del governo e
riduce le donazioni alle truppe.
I pretoriani si ribellano ed appiccano alcuni incendi a Roma (228), dopo tre giorni l'Imperatore e costretto a cedere
ed il prefetto del pretorio Ulpiano, suo principale consigliere, è ucciso dai rivoltosi.
All'epoca le legioni sono formate ciascuna da 6 coorti che si schierano in ordine chiuso e profondo, appoggiate da macchine
militari. L'impero combatte le seguenti guerre:
Contro i Sasanidi (230-232).
Il re dei re Ardashit I, che ha detronizzato gli Arsacidi (226 d.C.), invade l'Armenia, la
Media, la Mesopotamia romana, la Cappadocia e la Siria.
Alessandro Severo con le legioni II Pathica (dall'Italia), I Adiutrix, II Adiutrix, XXX Ulpia
(danubiane), III Gallica (ricostruita) e nuove leve lo respinge ma nella sua contro-invasione
subisce enormi perdite, si accorda per il riconoscimento dello status quo ante (233) e
celebra il trionfo a Roma.
Contro i Germani (234-235).
I Germani invadono gli Agri Decumates e la Gallia sconfiggendo le indisciplinate legioni
galliche.
Alessandro Severo li affronta con numerosi auxilia Mauri ed orientali (Osroeni, Armeni e
disertori Parti, compresi cavalieri catafratti) cercando di comprare da loro la pace, ed
è perciò ucciso, appena ventottenne, assieme alla madre ed al prefetto del
pretorio, dai soldati indignati a Magonza (III 235).
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